Addio ad Antonino Carruccio, maestro pasticciere e storico presidente degli anni d’oro del Sorso Calcio in C2
L’imprenditore si è spento a 88 anni nella sua casa in città circondato dai suoi famigliari
Sorso Ci sono lutti difficili da accettare perché ti danno la sensazione che con loro svanisca un pezzo di storia della comunità. Ed è più o meno quello che oggi, venerdì 3 maggio, si respira a Sorso. Antonino Carruccio, per tutti “Zio Antonino”, ha infatti appeso per sempre al chiodo sac à poche e scarpette bullonate. I funerali sono previsti domani, sabato 4, alle 16 nella parrocchia di San Pantaleo.
Ottantotto anni, sposato con Raimonda Orrù e con 5 figli, zio Antonino era il decano dei pasticcieri sorsensi. La sua vita è stata lunga e, un po’ come tutte le altre, piena di gioie e anche di qualche dolore. È passato dalle corse nelle campagne per sfuggire ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, fino a quella della scalata nel mondo dell’imprenditoria e dello sport.
Antonino Carruccio è stato un imprenditore di quelli con l’occhio vispo ma anche un grande appassionato di calcio. Patron della omonima “Pasticceria Carruccio” – ora portata avanti dai figli Andrea e Federico, insieme al nipote Antonio – zio Antonino ha investito miliardi di lire per regalare alla città una squadra di calcio coi fiocchi. Erano gli anni ’80, quando Sorso grondava di benessere e sognava a guardare i biancocelesti calcare i rettangoli verdi della serie C2. Erano gli anni del campione brasiliano Amarildo in panchina, con le tribune del campo sportivo affollate di umanità e un tifo che spesso superava i limiti ma ha soprattutto riempito di orgoglio l’intera comunità. Fu un periodo magico, e anche chi non andava allo stadio sapeva che acquistare paste e torte dai Carruccio in quel periodo significava finanziare in qualche modo i dribbling dei giocatori sul campo.
Zio Antonino non si è mai scomposto davanti alla notorietà. È sempre stato un tipo un po’ sornione, con testa e cuore in azienda, dove in pratica trascorreva anche il tempo libero. Stamattina, dopo un periodo in cui è stato poco bene, se n’è andato in punta di piedi nella sua casa di Sorso, circondato dalla sua famiglia. A loro lascia una dinastia dolciaria che oggi conta oltre 70 anni di storia.