La Nuova Sardegna

Musica sinfonica

Massimo Quarta: «Il concerto del 4 maggio a Sassari sarà meraviglioso»

di Massimo Sechi

	Massimo Quarta con l'orchestra De Carolis 
Massimo Quarta con l'orchestra De Carolis 

Il direttore e solista al teatro comunale con l’orchestra De Carolis per una serata dedicata a Cajkovskij

03 maggio 2024
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Sassari Ha inaugurato la stagione lirico sinfonica del de Carolis con un concerto organizzato all’ultimo momento, per lo spostamento a ottobre di quello di Uto Ughi, che ha entusiasmato il pubblico sassarese. Massimo Quarta, già vincitore del Premio intitolato a Paganini e uno dei migliori interpreti della tradizione violinistica internazionale ritorna a Sassari, con un concerto dedicato a Cajkovskij.

«Nel programma del primo concerto ho cercato di non snaturare quello originario che il maestro Ughi aveva pensato per un organico mozartiano. Ho voluto dare il giusto risalto all’orchestra aprendo con il concerto per violino K219 di Mozart e sostituendo il Preludio e Allegro nello stile di Pugnani con un pezzo a me molto caro e molto indicativo di Paganini. Il concerto di domani invece prevede un organico ben più ampio, quindi orchestra piena, e sarà dedicato alla musica di Cajkovskij. Ho scelto la sinfonia N.4 e il Concerto per violino e orchestra op.35 che sono state composte in date non molto distanti tra loro. Hanno avuto però una genesi molto diversa, il concerto è stato composto in maniera molto meno travagliata mentre la sinfonia ha richiesto due anni di lavoro. Nel concerto il suo trascorso emotivo, musicale e di vita appare più luminoso e si avverte in maniera diretta. La Quarta sinfonia invece la amo tantissimo. Ha questo finale un po’ fantastico con una gioia incredibile ma che porta molti elementi di tenerezza, di dolcezza e di malinconia. Ci sono anche elementi in comune, penso ad esempio all’andantino della sinfonia e alla canzonetta del concerto per violino che apre il secondo tempo».

Il debutto è stato un grandissimo successo. «Il calore del pubblico sassarese l’ho portato dentro di me per tutta la settimana. Non posso dire che non mi aspettavo il tributo che poi è stato decretato dal pubblico perché si sentiva che tutto stava funzionando come doveva. È stato davvero molto bello e ho un ricordo stupendo di quella serata».

Il suo rapporto con l’orchestra dell’ente De Carolis?

«C’è un grandissimo feeling, un rapporto di grande e proficua comunicazione ma anche di tanta serenità. Se una cosa non funziona come dovrebbe ce lo diciamo chiaramente. Io non sono mai caduto nella trappola dei direttori che si comportano come dei capi. Alla fine, sono loro che suonano e i direttori devono essere bravi nel metterli nelle condizioni di dare il loro meglio. Da loro poi si avverte molto la voglia di lavorare, se c’è necessità di fare una prova in più per migliorare qualcosa sono sempre pronti e non c’è mai alcun problema».

Con Alberto Gazale direttore artistico c’è stato un allungamento della stagione. Quanto ritiene importante il ruolo della sinfonica per i teatri italiani?

«È fondamentale, non è un caso che la maggior parte dei teatri italiani ha affiancato alla lirica una stagione concertistica. Ma anche per l’orchestra è molto importante. Dalla buca i musicisti non hanno il contatto diretto con il pubblico, io l’ho vissuto anche sulla mia pelle quando sin da ragazzo ho suonato in orchestra. Un concerto sinfonico è una sublimazione della comunicazione che si instaura col pubblico. Per questo non posso che ritenere una grande crescita per Sassari sia l’allungamento della stagione che la proposta di un cartellone sinfonico. Spero che nel futuro questa felice scelta del direttore artistico Alberto Gazale possa avere un proseguo ancora più ricco e intenso».

Lei anche in questo concerto di Sassari ricopre un ulteriore doppio ruolo: direttore e solista. È una scelta artistica che porta avanti da diverso tempo.

«Ormai sono 25 anni, o forse qualcosa di più. Sono fermamente convinto che per qualsiasi musicista sia importante cimentarsi con il ruolo della direzione. Perché ci sono anche dei risvolti psicologici e relazionali non trascurabili. A volte mi sento dire che sono concerti senza direttore e invece non è assolutamente vero. Senza direttore il solista sta girato verso il pubblico e non comunica con l’orchestra. Nel nostro caso fa da tramite e allo stesso tempo è parte integrante dell’organico».

Quest’anno l’Ente De Carolis le ha dato il ruolo di direttore ospite principale della sinfonica, come sta vivendo questo ulteriore ruolo?

«Prima di tutto mi sento fortunato ad esser stato chiamato a ricoprire questo incarico che tra l’altro mi ha dato anche l’onore di sostituire il maestro Ughi. Non è una sensazione nuova perché vengo da 4 anni di direzione musicale a Città del Messico. E poi mi fa ancora più piacere proprio per il rapporto che si è instaurato con l’orchestra e con tutto l’ente de Carolis».

Cosa vuole dire al pubblico sassarese in vista del concerto di domani?

«Che assisteranno a un concerto meraviglioso e che abbiamo bisogno di loro».

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