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Sant’Efisio, Il martire che liberò la Sardegna dalla peste

di Mario Girau
Sant’Efisio, Il martire che liberò la Sardegna dalla peste

Lo scioglimento di un voto, domani 1° maggio, sarà per la 368esima volta, esprime la devozione popolare

30 aprile 2024
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Sagra” o “festa”? Solamente all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso i sostenitori della “festa” - tra cui l’ex sindaco Paolo De Magistris e i responsabili dell’Arciconfraternita del “Gonfalone” - hanno vinto la battaglia. La “festa” richiama facilmente una solennità religiosa, la sagra è la commemorazione del santo patrono ma, spesso, con il corollario di fiera, mercato, capanni dove si consumano vino e carne arrosto. Lo scioglimento di un voto - domani 1° Maggio sarà per la 368esima volta - esprime la devozione popolare: secondo il Codice di diritto canonico è un gesto religioso e di culto, un vero e proprio atto di fede, che manifesta un rapporto di fiducia tra chi lo fa (la Municipalità cagliaritana l’11 luglio 1652) e il Santo che compie quanto richiesto. In genere, in caso di epidemie e pestilenze, referenti “celesti” di stampacini e villanovesi e della gente del quartiere Marina erano i santi taumaturghi Rocco e Sebastiano. Contro la peste che falcidiava il Nord Sardegna, i cagliaritani si affidano a sant’Efisio “protettori poderosu”. Confidavano nelle parole che, secondo la leggendaria “Passio”, il santo a Nora, prima di morire sotto la spada del carnefice, avrebbe pregato «affinchè quanti fra loro ( i cagliaritani) soffriranno di malattie o saranno rovinati da carestia e peste, dopo avermi invocato siano salvi e liberi da tutte le loro angosce per mezzo tuo, Signore Gesù Cristo». Con questa speranza la statua di Efisio viene portata solennemente dalla sua chiesetta stampacina in cattedrale, dove rimane esposta per 4 anni, fino al termine della pestilenza. Ma la prima promessa non basta a preservare la città dalla peste, che virulenta colpisce la città nel novembre 1655. Il 4 marzo 1656 le autorità comunali istituiscono un lazzaretto nel convento di Bonaria e rafforzano il precedente voto: promettono di destinare ogni anno 100 scudi per le necessità del santuario efisiano. Nell’ottobre del 1656 termina la peste. Autorità e fedeli in cattedrale cantano un solenne “Te Deum laudamus” e con larga partecipazione di fedeli riportano il simulacro di sant’Efisio nella sua “casa” di Stampace. Nel maggio successivo i 100 scudi vengono impiegati per portare la statua di Sant’Efisio a Nora, nel luogo del martirio, e celebrare il 3 maggio una festa solennissima. Come avviene ancora oggi. La festa di Sant’Efisio si svolge in due tempi. Il primo quasi esclusivamente cagliaritano, caratterizzato da riti paraliturgici: il 25 aprile il cocchio dorato collocato al centro del tempio, la consegna dei rispettivi stendardi ai miliziani e al nuovo terzo guardiano; il 29 aprile vestizione del simulacro del santo,; il 30 aprile aureola e palma d’oro, ex voto e gioielli votivi ornano la statua. Il 1° maggio festa dei sardi, che in migliaia, in costume, accompagnano in processione il Santo nel viaggio per Nora e pregano in limba, uomini, donne e bambini: Deus ti salvit, Maria plena de grazia. Su Signori est cun tegus, beneditta ses tui intre totus is femminas e benedittu est su fruttu de is intragnas tuas Gesus/. Santa Maria, Mamma de Deus, prega po nosaterus peccadoris immoi e in s' ora de sa morti nostra. Aici siat. Nella tarda serata del 4 maggio il rientro. Davanti all’Alternos e al Decano del Capitolo metropolitano il presidente dell’arciconfraternita proclama ufficialmente: “Il voto è stato sciolto”. L’impegno con Dio e con sant’Efisio è stato onorato.

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