La Nuova Sardegna

La polemica

Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

di Andrea Sini
Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

La presenza dei volontari nei consultori fa discutere. Il timore: possono condizionare una libera scelta

24 aprile 2024
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Sassari Un cross per le regioni, ammesso che vogliano sfruttarlo; un assist a porta vuota per le associazioni “pro vita”; e qualche pensiero in più per i consultori. Il via libera del Senato al decreto Pnrr, sul quale il governo aveva posto la fiducia, apre la strada alla norma che dà la possibilità alle Regioni di avvalersi, all’interno dei consultori, anche del “coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

Dalla teoria alla pratica L’emendamento sull’aborto negli ultimi giorni ha generato polemiche accesissime nel mondo della politica e nell’opinione pubblica, poiché consentirebbe ai Pro vita di accedere alle strutture dove viene rilasciata quasi la metà delle certificazioni per l’aborto. Questo almeno in teoria. Perché nella pratica la palla passa alle Regioni. Le quali, nell’organizzazione dei consultori, potranno coinvolgere anche “soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. Tutto questo senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. In pratica, si paga tutto attraverso i fondi del Pnrr.

Obiettori in Sardegna Anche in Sardegna, come nel resto del Paese, il numero di interruzioni volontarie di gravidanza è in costante calo: erano state 1382 nel 2021, sono state 1288 nel 2022. Nella nostra isola la percentuale di ginecologi obiettori è più bassa rispetto alla media nazionale (59,2% contro il 63,4%) ma la tendenza, considerando il raffronto tra i dati Istate del 2020 e quelli del 2021, mostra +3,6 tra i ginecologi e +0,6% tra il personale non medico. Circa il 40% delle certificazioni di interruzione di gravidanza proviene proprio dai consultori. Allo stato attuale, con la nuova giunta che si è appena insediata, l’unico input trasmesso verso l’esterno da parte del nuovo governo dell’isola è rappresentato dalle parole di Alessandra Todde: «In Sardegna non permetteremo che venga calpestato il corpo delle donne», ha detto la presidente, che espresso un forte richiamo alla libertà delle donne di decidere sul proprio corpo e ha sottolineato come la piena applicazione della legge 194 sia l’unico faro. Non è una pietra tombale sulla questione, ma le somiglia molto.

Dentro i consultori La multidisciplinarità è uno dei punti di forza dei consultori familiari, strutture ambulatoriali sparse in tutto il territorio che si occupano di assistenza sanitaria e sociale. Gli altri elementi che rendono i consultori in un certo senso insostituibili sono la capillarità e il fatto che al loro interno operano professionisti di ogni tipo: pediatri e assistenti sociali, per esempio, ma anche – per restare all’ambito dell’interruzione di gravidanza – anche ginecologi, ostetriche e psicologi. Questo significa che già oggi l’organizzazione dei consultori garantisce alle donne e alle famiglia un’assistenza a 360 gradi, anche per quanto riguarda gravidanze e maternità. In Sardegna attualmente i consultori attivi sono circa 80. E se dalla giunta regionale e dalle direzioni sanitarie non sono ancora arrivate indicazioni in merito alla norma appena provata, nei corridoi si parla apertamente del rischio di generare confusione soprattutto tra gli utenti. Tra chi considera la nuova norma una sorta di marchetta elettorale, e chi sottolinea come i consultori siano un baluardo a favore delle fasce sociali più deboli, la certezza è che le priorità sembrano essere altre: gli organici, per esempio, o i fondi per l’acquisto di dispositivi ginecologici per le donne che non hanno la possibilità di acquistarne.

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