La Nuova Sardegna

Alghero

Legge 9, Equitalia chiede due milioni all’hotel San Marco

di Gian Mario Sias
Legge 9, Equitalia chiede due milioni all’hotel San Marco

Il titolare Domenico Caruso chiama in causa la Regione Lo sfogo: «La politica trovi subito soluzioni o chiudiamo»

29 luglio 2015
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ALGHERO. «Non ci resta che chiudere». Quel bollettino di conto corrente da quasi due milioni di euro, che Equitalia gli ha fatto trovare nella buca delle lettere come se niente fosse, è troppo anche per chi negli ultimi diciotto anni ne ha viste di tutti i colori. Domenico Caruso, proprietario dell’hotel San Marco di Alghero, lancia l’ultimo appello alla Regione. «Ha provocato il danno e ora deve trovare una soluzione per risolverlo», dice a proposito dell’amministrazione regionale. In alternativa, per 28 alberghi sparsi in tutta la Sardegna – compreso il suo – siamo ai titoli di coda. È l’amaro epilogo segnato dalla sentenza emessa due settimane fa dal tribunale civile di Cagliari, che ha confermato tutti i pronunciamenti precedenti e ha stabilito che gli albergatori che hanno usufruito dei contributi stanziati col primo bando della legge 9 del 1998 per la ristrutturazione dei propri hotel devono restituire tutto, compresi gli interessi scattati dal 2002. Totale, 35 milioni di euro: anche divisi per 28 pagatori sono un’enormità che molte delle aziende coinvolte non sono in grado di cacciare. Domenico Caruso, i suoi compagni di sventura, il pool di legali che ne difende gli interessi e anche le associazioni di categoria, che nelle ultime settimane hanno assunto una posizione chiara e netta sulla vicenda, hanno atteso inutilmente per oltre quindici giorni che la Regione accogliesse la richiesta di un incontro chiarificatore, per trovare tra le pieghe della legislazione regionale e comunitaria una scappatoia, un rimedio a una situazione che per le imprese rappresenta un vero e proprio cappio al collo. Niente, da Cagliari non è arrivato alcun segnale.

E allora Caruso ha deciso di non aspettare ancora e di uscire allo scoperto, anche a nome di tutti i suoi colleghi. «Per molti, dopo trent’anni di sacrifici e investimenti, sarà la fine – avverte Caruso – centinaia di lavoratori si troveranno da un giorno all’altro ad allungare le file, già fin troppo affollate, dei disoccupati sardi».

Nelle sue parole, nonostante tutto, non c’è il minimo retrogusto di rassegnazione. Anzi, l’imprenditore è pronto a dare battaglia. «Io mi sento truffato e ingannato dal nostro Stato italiano», dichiara senza il minimo timore. «Il mio errore è stato solo quello di essermi fidato delle nostre istituzioni – rincara Domenico Caruso – la legge 9 doveva aiutarci ma è stata la nostra rovina». Secondo lui, «in più occasioni la Regione ha ammesso la propria responsabilità nell’averci tratto in errore». Una ragione in più per lanciare un ultimo Sos indirizzato a chi oggi ha in mano il potere, in Sardegna e in Italia.

«Facciamo appello al governo nazionale, al consiglio regionale e in particolare ai rappresentanti politici e istituzionali del territorio – dice Caruso – affinché si apra immediatamente un tavolo di confronto per trovare una via d’uscita a questo dramma, che è stato provocato dalle stesse istituzioni in cui noi avevamo riposto la nostra fiducia».

«La Regione ci ha messo in ginocchio», è l’ultimo disperato messaggio che Domenico Caruso rivolge a Cagliari, stremato da una vicenda che dal 1998 accomuna il suo destino a quello di tanti altri albergatori, prevalentemente del Nord Sardegna e del territorio della Provincia di Sassari. «Che sia la Regione a tirarci fuori dai guai – conclude – o molte di queste strutture ricettive dovranno finire all’asta».

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