La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, barracelli dissidenti querelano il sindaco e i loro colleghi

di Gian Mario Sias
Alghero, barracelli dissidenti querelano il sindaco e i loro colleghi

Riesplode la guerra all’interno della polizia rurale. Nella denuncia si ipotizzano «abusi, omissioni e illeciti»

08 novembre 2016
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ALGHERO. Non c’è pace per la compagnia barracellare di Alghero. La spaccatura interna e i dissidi tra un nutrito gruppo di barracelli e l’attuale amministrazione finisce di nuovo in Procura. I “dissidenti” hanno annunciato una nuova querela. Oltre al sindaco, Mario Bruno, stavolta chiamano in causa anche alcuni colleghi. «Il sedicente comandante, senza alcuna legittima nomina, si prodiga nell’emanare bandi di reclutamento e nell’organizzare selezioni con prove scritte e orali – è la denuncia – con la fattiva collaborazione di alcuni componenti della compagnia che annovera un proprio familiare tra le aspiranti nuove reclute».

Un’accusa piuttosto circostanziata, depositata pochi giorni fa – il 4 novembre – e che segue di appena un paio di mesi il primo siluro in carta bollata scagliato contro Sant’Anna. Sì, perché esattamente come nel primo caso, gli autori dell’esposto tirano in ballo l’amministrazione comunale, dunque il sindaco. Le loro parole sono durissime. «La presunzione che vi siano nuovi abusi e ulteriori omissioni hanno costretto i barracelli a coinvolgere nuovamente la Procura della Repubblica – dicono – che dovrà ora vagliare, oltre ai presunti illeciti del Comune di Alghero, anche quelli di alcuni ex barracelli “presunti” reintegrati, nonché i requisiti psicofisici del sedicente comandante».

A denunciare la situazione sono in quattordici, e si rammaricano «che i ripetuti abusi mantengano la compagnia totalmente bloccata – protestano – da fine febbraio sono cessati tutti i servizi che garantivamo alla comunità». Una situazione per la quale «consideriamo paradossale e incomprensibile l’atteggiamento del sindaco, che si indigna per le nostre denunce ma continua a non curarsi delle norme». Il paradosso, a loro dire, sta nel fatto che «dobbiamo ricorrere nuovamente alla Procura, costretti a difenderci da un’istituzione che dovrebbe tutelarci».

Secondo loro «nella compagnia barracellare non ci sono guerre interne e si è sempre operato con efficienza, guadagnandosi giudizi positivi dalla Prefettura, dal corpo forestale e dalle amministrazioni che si sono succedute in quindici anni di vita». Quello che chiedono con decisione, tanto da rivolgersi ancora una volta alla Procura di Sassari, «è il rispetto delle norme e la verifica dei presupposti legali prima di eventuali reintegri di ex barracelli». Argomento riguardo al quale «attendiamo ancora fiduciosi l’intervento del presidente del consiglio comunale».

Un contenzioso legato alla rendicontazione delle spese e il «reintegro di soggetti espulsi in passato, uno dei quali è stato imposto come capitano», erano stati l’oggetto della prima denuncia. All’epoca Mario Bruno aveva bollato le accuse come «falsità, alle quali rispondiamo con una controquerela per tutelare la mia persona e l’istituzione» e aveva replicato anche nel merito. «La compagnia ha bisogno di crescere e di essere riorganizzata – aveva detto – stiamo lavorando per cercare di pacificare i dissidi interni, ma questa denuncia, che ci costringe a tutelarci, certo non aiuta». Il percorso, insomma, è ancora lungo.

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