La Nuova Sardegna

Alghero

Albergatori soddisfatti «Ma si può fare di più»

di Gian Mario Sias
Albergatori soddisfatti «Ma si può fare di più»

Le imprese chiedono di poter ampliare le strutture per migliorare i servizi «Hotel costruiti 50 anni fa, ora non soddisfano più le esigenze del mercato»

07 aprile 2017
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ALGHERO. Gli albergatori di Alghero dicono la loro sulla Legge urbanistica regionale. Gli operatori della Riviera del corallo, che rappresentano il grosso di quelli sparsi per il territorio provinciale, escono allo scoperto. Pur lanciando chiari segnali di soddisfazione verso il testo in discussione a Cagliari, gli albergatori mettono i puntini sulle “i”. «Nel Nord Ovest dell’isola, e in particolare ad Alghero, tutte le strutture ricettive esistenti in fascia costiera nascono tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta», affermano gli albergatori, coinvolti nella riflessione collettiva da Federalberghi Confcommercio. «Il saldo tra le strutture ricettive alberghiere operanti negli anni Ottanta rispetto a quelle esistenti oggi è negativo, si sono persi posti letto proprio mentre il mercato va in senso inverso – spiegano – negli ultimi anni la ricettività alberghiera da queste parti non basta a soddisfare le richieste dei grandi tour operator, che non trovando camere disponibili migrano verso altri territori». La soluzione, per gli addetti ai lavori, è semplice. «Quattrocento alberghi sardi sono in fascia costiera entro trecento metri dal mare – affermano – ottanta rientrano nell’agglomerato urbano che li ricomprende, circa 150 hanno già usufruito delle premialità di cubatura previste dal Piano Casa, altri 170 non avrebbero mai usufruito di alcun premio in termini di cubatura». Questo censimento consentirebbe un primo criterio «per individuare eventuali classi di intervento», è la prima proposta. Non solo. «Per gli alberghi in fascia costiera extraurbana, la legge prevede incrementi di cubatura pari a quelli del Piano Casa, ma tali incrementi non possono essere destinati solo agli spazi per i servizi accessori alle camere esistenti», chiedono i gestori degli alberghi. Così l’investimento non sarebbe sostenibile. Al contrario, «occorrerebbe pensare alla possibilità di implementare i servizi aggiuntivi per migliorare le occupazioni in bassa stagione – sostengono – e favorire maggiori presenze in alta stagione grazie all’incremento delle camere». Secondo i consorziati di Federalberghi Confcommercio, «lo sforzo che fa la Legge urbanistica potrebbe risultare vano se le imprese alberghiere non sono messe nelle condizioni di fare investimenti congrui e sostenibili». Fermo restando che «indubbiamente, anche la cubatura incrementale per la realizzazione di servizi consentirebbe da sola il miglioramento degli standard qualitativi che il mercato invoca», è la chiara ammissione di soddisfazione per quanto partorito dalla Regione. «Sulla necessità di adeguare i propri volumi in incremento per poter introdurre servizi oggi mancanti, come zone benessere, spazi polifunzionali, aree sportive indoor e piscine coperte, la Legge Urbanistica coglie una necessità oramai non più rinviabile per una buona parte di alberghi in fascia costiera urbana ed extraurbana». Ma l’auspicio è che ci sia ancora spazio per discutere insieme. «Siamo consapevoli che si tratti di un tema sensibilissimo e riteniamo che si debba discutere dei vincoli sul numero massimo di camere in incremento da concedere, anziché escluderle del tutto».

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