La Nuova Sardegna

Alghero

Palazzo bruciato, i residenti: «Si sono dimenticati di noi»

di Gian Mario Sias
Palazzo bruciato, i residenti: «Si sono dimenticati di noi»

«Dopo la mobilitazione iniziale siamo stati abbandonati». Costretti a pagare l’affitto in attesa di poter tornare a casa

20 settembre 2017
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ALGHERO. «Ci hanno lasciati soli, abbiamo perso la casa con tutto ciò che c’era dentro, non mi è rimasto più niente e con le pensioni mia e di mia moglie siamo costretti a pagare l’affitto, questa è un’ingiustizia». Se non fosse per l’udito e per un male che lo rende malfermo e lo fa sentire triste, sarebbe impossibile pensare che ha 90 anni compiuti e che appena due mesi fa ha visto andare in fumo, letteralmente, gli sforzi di una vita intera. Nicolino Doro, sassarese trapiantato ad Alghero da una vita, carabiniere in congedo da un pezzo, una delle vittime del rogo di via Vittorio Emanuele dello scorso 19 luglio, in cui è andato praticamente distrutto un palazzone di neanche dieci anni e di un’ottantina di appartamenti distribuiti su quattro scale, non si arrende e non le manda a dire. Chiama continuamente gli organi di informazione.

«Perché lo devono sapere tutti che si sono dimenticati di noi, non solo ad Alghero, ma in tutta la Sardegna, in Italia, nel mondo», esclama con un tono di voce altissimo, un po’ per rabbia e un po’ per colpa del fatto che il suo auricolare ogni tanto fa le bizze. Ogni volta che incontra qualcuno, si fa trovare pronto, con i suoi appunti scritti in ordine, con uno stampatello perfettamente leggibile. E di una chiarezza logica che non fa una grinza. Lui e sua moglie, che lo assiste e gli da ragione, anche se sembra meno agguerrita, non hanno alcuna intenzione di rinunciare ad avere giustizia. Se qualcuno pensava che l’età e gli acciacchi li avrebbero fatti desistere, ha fatto i conti senza l’oste. «Dove sono le istituzioni? Dove sono quelli che i primi giorni ci hanno riempito di promesse?», è la domanda che Nicolino Doro rivolge pubblicamente a tutti, attraverso la stampa, dopo che le sue missive destinate alle autorità civili e religiose sono rimaste senza risposta.

L’incendio dell’enorme edificio tra via via Vittorio Emanuele, via Barraccu, via Mazzini e via Botticcelli risale al 19 luglio scorso. A due mesi esatti da quella sciagura che per fortuna non ha provocato vittime ma ha generato una ferita profonda per le numerose persone di ogni età e di ogni condizione fisica, costrette in piena notte ad abbandonare il proprio appartamento per trovare riparo nelle sale parrocchiali del Rosario, a due passi da lì. Il più grande degli inquilini del palazzo giallo all’ingresso della città, di fronte allo stadio Mariotti, a pochi giorni dal rogo che ha devastato “Risparmio Casa”, il centro specializzato in prodotti per la casa, situato al pian terreno, si era prodigato in ringraziamenti per tutti. Nell’emergenza si era sentito coccolato, assecondato e accudito. E in effetti la macchina dei soccorsi, la protezione civile, la rete del volontariato e il grande cuore di Alghero avevano reso meno traumatici quei momenti, facendo sentire il calore di una comunità che sa anche mettere da parte le polemiche, ogni tanto.

«Sì, ma poi ci hanno lasciato soli, e non è giusto, chissà se rivedrò mai la mia casa – chiude signor Nicolino con le lacrime agli occhi – ma non è giusto che ci lascino da soli, costretti addirittura a pagare l’affitto dalla pensione conquistata con onestà, con sacrificio e a rischio della mia stessa vita, dopo 35 anni in cui ho portato la divisa dei carabinieri». Intanto si attendono a breve le decisioni dell’assemblea di condominio. Si profila l’ipotesi che Sofingi, la società della famiglia Giorico che ha realizzato il palazzo e che detiene ancora la proprietà di numerosi appartamenti e garage, esegua i lavori di ristrutturazione e si riavvalga poi dei risarcimenti dell’assicurazione.
 

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