La Nuova Sardegna

Alghero

«Le dimissioni di Bruno? Un reality»

di Gian Mario Sias
Il sindaco Mario Bruno
Il sindaco Mario Bruno

Baldino, Tedde e Lubrano, predecessori del sindaco, fanno il punto sulla crisi: «Chi ci perde sono i cittadini»

18 ottobre 2017
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ALGHERO. Le dimissioni di Mario Bruno? «Roba da teatro». No, anzi, «roba da circo». Anzi, no. «Niente di sorprendente». Stefano Lubrano, Marco Tedde e Tonino Baldino sono stati gli ultimi tre sindaci di Alghero prima di Mario Bruno. Nessuno dei tre è riuscito a portare a termine il proprio mandato. Nel 2002, nel 2012 e nel 2014 hanno dovuto cedere lo scranno più alto dell’assise cittadina al commissario straordinario. Ad Alghero succede spesso. Oggi, a distanza di anni, non vedono alcuna analogia tra quel che sta succedendo e gli eventi che li coinvolsero, ma sulle mosse del sindaco in carica hanno idee chiarissime.

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«Non è riuscito a creare un amalgama nella maggioranza, la sua era una coalizione per vincere e non per governare, probabilmente questo suo atteggiamento era finalizzato sin dall’inizio a completare questo percorso di riappacificazione col Pd», attacca Stefano Lubrano, ex delfino di Bruno, dal quale si è sentito abbandonato e tradito proprio nel momento più delicato della sua missione amministrativa. «Se tutti questi ragionamenti restassero nelle sedi di partito, non ci sarebbe niente da dire – prosegue Lubrano – ma qui ci sono di mezzo i cittadini». Sì, perché «pur di rientrare nel Pd, Bruno si è reso complice di cose nefaste, dalla vicenda di Ryanair alla sanità – insiste – assistiamo a un reality show, le dimissioni, le moine, le mosse di Pirisi in aula, è un teatrino che la città non merita».

Marco Tedde è ancora più chirurgico. «Questa è una contrattazione politica chiusa nei suoi confini generali già dai primi di agosto – dice l’attuale consigliere regionale – è un contratto con la dirigenza regionale del Pd, e ora deve essere dettagliato». Ebbene, è convinto Tedde, «Mario Bruno sta utilizzando l’istituto delle dimissioni abilmente, ma in modo speculativo e contro l’interesse della città». Per essere più espliciti, «Mario Bruno sta aspettando di sapere chi vincerà il congresso per poi trattare», dice Marco Tedde. «Le dimissioni non dovrebbero avere di questi obiettivi – insiste – lui cerca di galleggiare in attesa di una finestra elettorale utile, perché in realtà questa amministrazione è finita, non c’è alcuna chance che si possa andare avanti produttivamente». E poi, è la domanda di Tedde, «come fa il Pd a convivere se aveva un programma autonomo e contrapposto, e ha sempre criticato Bruno e la sua azione?».

La scelta del Pd lascia dubbioso anche Tonino Baldino. «Il Pd questa scelta avrebbe potuto farla un anno dopo le elezioni, perché ora rischia di essere travolto nella situazione generale di scarso dinamismo che c’è nell’amministrazione», osserva dall’alto della sua esperienza. Per il resto Baldino non è molto impressionato. «Vedo tutto nella normalità, non mi sembra che stia succedendo niente – dice – le dimissioni sono legate alla necessità di attendere gli eventi interni al Pd, sono il preludio a un nuovo assetto di giunta, un esecutivo in cui troveranno posto i rappresentanti del Pd».

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