La Nuova Sardegna

Alghero

No dei giudici alla riesumazione di Orsola

di Nadia Cossu
No dei giudici alla riesumazione di Orsola

Respinta la richiesta del legale di Alessandro Calvia condannato definitivamente a 24 anni per l’omicidio dell’insegnante

21 novembre 2017
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ALGHERO. Hanno sempre creduto nell’innocenza del proprio fratello e per questo motivo all’indomani della condanna a 24 anni confermata dalla Cassazione si erano dette pronte a chiedere la revisione del processo.

In vista di questa possibilità le sorelle di Alessandro Calvia – accusato di aver strangolato e ucciso l’insegnante di Alghero Orsola Serra il 23 ottobre del 2011 – attraverso il loro legale hanno chiesto la riesumazione del cadavere di Orsola. L’obiettivo? Analizzare alcune tracce biologiche che secondo i familiari dell’imputato non sarebbero state “portate” nei precedenti gradi di giudizio. Ma la corte d’assise ha detto no. No alla riesumazione del cadavere e quindi no all’analisi di queste presunte tracce biologiche.

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«Nostro fratello non ha ammazzato Orsola. Vogliamo verità e giustizia per entrambi». Queste erano state le parole di Giovanna e Francesca Calvia dopo la lettura della sentenza definitiva. Per questo avevano manifestato l’intenzione di presentare richiesta di revisione del processo. «Ci siamo affidate a un biologo – aveva spiegato Giovanna a luglio del 2016 – che ha in mano degli elementi molto interessanti. Dobbiamo pazientare qualche mese per le motivazioni e poi faremo i nostri passi». Sempre Giovanna aveva parlato di un fratello «amorevole che mai avrebbe potuto ammazzare Orsola. Lei si voleva sposare con lui, era innamorata. Alessandro non le avrebbe mai fatto del male, è innocente e ci sono dettagli rilevanti che finora nei processi non sono emersi». Per questo le due donne avevano detto di voler andare avanti nella loro battaglia.

Le sentenze di condanna di primo e di secondo grado hanno ruotato intorno a quello che dal primo momento era apparso come un elemento chiave della tesi accusatoria: il dna presente nella corda che stringeva il collo dell’insegnante, trovata senza vita dal padre nella sua camera da letto, apparteneva ad Alessandro Calvia. Il procuratore generale nella sua requisitoria aveva sostenuto con forza che le tracce in quel punto esatto della corda dimostravano che la stessa era stata utilizzata in un certo modo da chi uccise Orsola, una dinamica che non ammetteva quindi dubbi sul fatto che l’imputato fosse colpevole.

Secondo le sorelle di Calvia sul corpo della vittima, e in particolare sotto le unghie, ci sarebbero altre tracce biologiche che non sono state analizzate. Ma la corte d’assise ha respinto la loro richiesta.

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