La Nuova Sardegna

Alghero

L’ultimo saluto della città al panettiere amico di tutti

di Gian Mario Sias
L’ultimo saluto della città al panettiere amico di tutti

Folla al funerale di Salvatore Angius morto nell’incidente di una settimana fa. Tra le vittime anche due bengalesi. Il datore di lavoro: «Erano come dei fratelli»

14 dicembre 2017
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ALGHERO. Un invito alla preghiera. «Nessuno può accettare quel che è successo se non confidando in Dio». Un tributo. «Questo continuo cercare e ricercare un lavoro è il modo di consumare significativamente ogni esistenza, e lui l’ha consumata». Una speranza. «Niente è sperperato, ma fiorisce tutto, se resta vivo il ricordo di quel suo grande desiderio di darsi per gli altri». Monsignor Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero e Bosa, sillaba ogni parola, mascherando la commozione dietro il ritmo sincopato di frasi che rimbombano nel silenzio di San Giovanni Bosco. La chiesa ieri pomeriggio era gremita all’inverosimile per l’ultimo saluto a Salvatore Angius, una vita da manovale e una seconda da panettiere, vittima una settimana fa dell’incidente in cui hanno perso la vita due suoi colleghi bengalesi e altri due sono rimasti feriti, come la coppia che viaggiava in direzione opposta a bordo della Ford Fiesta con cui si è scontrata l’Opel Corsa di Salvatore Angius, 56 anni, che lascia la moglie Mariella Esposito e la figlia Valeria nella sconsolazione più totale. «Tutte le parole sono sgangherate e povere rispetto a un dolore come questo», dice il vescovo, che officia la messa con il parroco, don Raffaele Madau. «In tanti sono stati vicini ai suoi familiari e hanno mostrato grande amore – dice ancora Morfino – ma tutto è piccolo, infinitesimale, rispetto alla fatalità del dolore, non resta che affidare il sacrificio al Signore e vivere perché anche lui possa ancora vivere nel ricordo». Davanti all’inconsolabile tristezza della famiglia, Alghero ammutolisce. Le strade della Pivarada smettono di bisbigliare già prima. Le persone hanno iniziato ad affacciarsi col capo chino e lo sguardo rivolto a terra sul sagrato della chiesa. Assente il sindaco Mario Bruno, fuori città da impegni istituzionali, ci sono il vicesindaco Raimondo Cacciotto e l’assessore Raniero Selva, perché l’abbraccio è di tutta Alghero. Lo conferma Giuseppe Pinna, titolare insieme alla madre del Panificio Cherchi di San Marco, dove lavoravano Tore Angius e gli altri morti nell’incidente sulla “strada dei due mari”. Per lui Tore Angius era «una persona splendida e disponibile, genuina, è davvero un grosso dispiacere». Ovviamente vale anche per gli altri due defunti, Jamir e Usuf Mattubar, 39 e 29 anni. «Siamo una famiglia, non c’è distinzione tra datori di lavoro e operai – conclude Pinna – ci sentiamo come loro, lavoriamo insieme tutto il giorno, si discute, si ride, si scherza. Abbiamo perso dei fratelli». Intanto la Procura di Sassari ha affidato la perizia dell’incidente all’ingegner Valerio Zironi. L’avvocato Elias Vacca, che rappresenta i familiari di Angius, ha nominato l’ingegner Giuseppe Roggero. Il legale di Simone Fois, che guidava l’altra auto, è l’avvocato Gianfranco Oppes, che ha indicato come perito l’ingegner Marco Pes.

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