La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, mobbing in Pediatria al Civile: primario e Asl condannati

di Nadia Cossu
Alghero, mobbing in Pediatria al Civile: primario e Asl condannati

Dottoressa costretta al pensionamento anticipato: «Io umiliata e offesa davanti a colleghi e pazienti». Per il giudice del lavoro l’Azienda è responsabile di omesso controllo. La difesa: «Andremo in appello»

21 dicembre 2017
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ALGHERO. Aggressioni verbali, urla nei corridoi dell’ospedale, discredito, imposizione di turni massacranti. Da una parte il primario, dall’altra la dottoressa con la quale si era creato un rapporto di tensione continua tanto da convincere lei a mollare il reparto e, dopo qualche tempo, ad avviare una causa per mobbing.

Il giudice del lavoro Monia Adami ha condannato Antonio Chiarolini, primario di Pediatria all’ospedale Civile di Alghero, e la Asl 1 (oggi Ats) al risarcimento del danno (20mila euro) a favore di una dottoressa (assistita dagli avvocati Paolo Morgana e Francesco e Alessandra Carboni) che raccontò di esser stata costretta alla pensione anticipata a causa delle continue vessazioni e umiliazioni ricevute da parte del responsabile del reparto. Il giudice ha condannato anche l’Azienda (tutelata dall’avvocato Caterina Cossellu) per omesso controllo in quanto pur essendo a conoscenza del clima di malcontento che c’era in quel reparto non intervenne.

«Dall’analisi delle deposizioni testimoniali raccolte – scrive la Adami nella sentenza – è emerso chiaramente che il dottor Chiarolini ha superato i limiti della discrezionalità abusando del suo potere direttivo e di controllo imponendo, in maniera sistematica, le proprie decisioni al personale medico e infermieristico – e in particolare alla dottoressa in questione – con l’impiego della violenza verbale, infliggendo umiliazioni e, dunque, con modalità contrarie ai doveri di correttezza».

«Durante le visite il primario spesso ha parlato male della dottoressa davanti a me, alle colleghe, alle infermiere e ai genitori dei pazienti... – si legge nella sentenza che riporta le testimonianze del personale del reparto – Lo faceva anche al nido davanti alle mamme dei neonati dimessi dalla dottoressa che magari tornavano dopo tre giorni e lui diceva loro: “Le ha detto così? Quella non capisce niente, dia retta a me, faccia così”».

Continua il giudice: «I fatti dimostrano che Chiarolini ha sfruttato il suo ruolo per affermare la propria superiorità e il proprio potere decisionale attraverso un atteggiamento prevaricatorio, diretto a mortificare la personalità dei suoi sottoposti e in particolare della dottoressa, annullandola, gettando discredito sulle sue capacità professionali, offendendola davanti ai colleghi, al personale, ai piccoli pazienti e ai genitori, fino ad azzerarne l’autonomia che deve contraddistinguere la professione medica». Diversi gli episodi citati nella sentenza. «Avevano trovato scarafaggi e formiche in reparto – ha raccontato la caposala durante il processo – avevo chiesto che facessero la disinfestazione. Chiesi al dottor Chiarolini se voleva disinfestare anche la sua stanza e lui mi rispose di no, si alzò, chiuse la porta e disse: “A me gli scarafaggi piacciono, ne ho già schiacciato due e ne schiaccerò anche altri” riferendosi a due dottoresse, gli altri due eravamo io e un’altra collega. Posso affermarlo perché mi guardò dicendomi “hai capito”. Io me ne andai spaventata e offesa. Lui si credeva Dio in terra e quando qualcuno lo ostacolava lo tartassava fino a costringerlo ad andarsene».

Replica dura della difesa. «Il dottor Chiarolini è un primario di prima classe – dice l’avvocato Gian Giacomo De Martini che assiste il medico insieme alla collega Monica Alicicco – siamo sicuri che in appello la sentenza verrà ribaltata. Numerose testimonianze di cui il giudice non ha tenuto conto hanno smentito ogni cosa. La dottoressa non è stata demansionata né maltrattata, nessun atto persecutorio è stato fatto nei suoi confronti da parte di Chiarolini che è un medico esemplare. Alcune dottoresse si sono coalizzate per andare contro di lui».

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