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Alghero

intervento della forestale 

Nei terreni di Surigheddu e Mamuntanas tornano i sigilli

Nei terreni di Surigheddu e Mamuntanas tornano i sigilli

ALGHERO. Ieri mattina gli uomini della Forestale hanno messo di nuovo i sigilli a Surigheddu e Mamuntanas. A dicembre il tribunale del riesame, presieduto da Maria Teresa Lupinu, aveva ritenuto...

21 febbraio 2018
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ALGHERO. Ieri mattina gli uomini della Forestale hanno messo di nuovo i sigilli a Surigheddu e Mamuntanas. A dicembre il tribunale del riesame, presieduto da Maria Teresa Lupinu, aveva ritenuto fondata la richiesta di sequestro del sostituto procuratore Maria Paola Asara nei confronti degli allevatori che da decenni operano all’interno del compendio di proprietà regionale. A oltre due mesi di distanza è stata data esecuzione a quel provvedimento: e se già la scelta di accogliere la richiesta di sequestro aveva suscitato qualche sorpresa, l’intervento di ieri dei forestali ha spiazzato un po’ tutti.

Dopo il primo sequestro, risalente a oltre un anno fa, gli avvocati Alberto Sechi e Danilo Mattana, legali della maggior parte degli allevatori di Surigheddu e Mamuntanas, si erano rivolti al riesame, che aveva disposto il dissequestro sostenendo che non ce ne fosse alcuna necessità nell’attesa che le vicende giudiziarie legate a quella presenza non esattamente gradita facessero il loro corso sia in sede civile che in sede penale. La Procura si oppose in Cassazione, ottenendo che il dissequestro fosse annullato e che la decisione fosse rinviata al riesame. Che in seconda battuta ha dato ragione alla tesi della pm Asara e ha disposto il sequestro compiuto ieri mattina.

Nel frattempo Sechi, Mattana e i loro assistiti attendevano fiduciosi il nuovo pronunciamento della Cassazione, cui si sono rivolti in gennaio sostenendo che «secondo la Suprema Corte, “la condotta tipica del reato di invasione di terreni consiste nell’introduzione dall’esterno in un fondo altrui di cui non si abbia legittimamente il possesso o la detenzione, per cui l’invasione non ricorre laddove il soggetto, entrato legittimamente in possesso del bene, prosegua nell’occupazione contro la sopraggiunta volontà dell’avente diritto”». Secondo Sechi e Mattana, la sentenza che conferma la legittimità del sequestro, pur partendo da questo presupposto inconfutabile, «di fatto giunge a determinazioni contraddittorie e contrarie a diritto e logica». Questo perché, insistono i due legali, «se c’è un punto incontrovertibile e incontestato è che i ricorrenti fossero nel possesso del compendio immobiliare ben prima che la Regione ne acquistasse la proprietà e che tale possesso continui da allora a oggi in maniera ininterrotta».

A rendere estremamente paradossale tutta la situazione, tra sequestri, dissequestri, ricorsi e opposizioni, c’è che negli uffici sassaresi del Demanio regionale, di fronte al Tribunale, è ormai in dirittura d’arrivo la trattativa stragiudiziale tra Regione e allevatori: per meno di un milione di euro, le aziende di Surigheddu acquisteranno 250 ettari. C’è l’accordo sulle cifre, c’è l’accordo sulle dimensioni e c’è l’accordo anche sulla localizzazione degli allevamenti: si tratta di aree periferiche, che permettono alla Regione di mantenere per sé, in vista della vendita, un terreno omogeneo di un migliaio di ettari. (g.m.s.)



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