La Nuova Sardegna

Alghero

Pescatori sul piede di guerra «Troppi fermi, così si muore»

di Gianni Olandi
Pescatori sul piede di guerra «Troppi fermi, così si muore»

Domani la riunione alla Mercede per predisporre un documento unitario da mandare in Regione «Perderemo una settimana di pesca dell’aragosta per il maltempo, ma non possiamo recuperarla»

24 febbraio 2018
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ALGHERO. I pescatori algheresi si sono dati appuntamento per domani alle 10, nel salone della Mercede, per un confronto a tutto campo della loro situazione che in questi primi due mesi dell’anno è stata al centro di tensioni e ripetuti tentativi di incontrare l’assessore regionale con il quale affrontare i problemi che interessano la categoria.

Ad aumentare le difficoltà ha indubbiamente contribuito il maltempo che, in questi due mesi dall’inizio dell’anno, ha consentito alla marineria locale, in particolare alla piccola pesca, di uscire in mare per massimo 4 o 5 volte. Decisamente poco per sostenere una attività ma anche per mantenere le proprie famiglie.

L’incontro è stato organizzato dal Consorzio Banchina Millelire, una settantina di associati, che da tempo sostiene l’inadeguatezza di alcune normative imposte dalla Regione soprattutto per quanto riguarda il fermo biologico. Tesi peraltro condivise da altre marinerie a cominciare da quella di Porto Torres. In particolare si contesta il mancato recupero delle giornate di pesca perse per il maltempo come è avvenuto per la pesca del riccio in questi primi due mesi dell’anno.

Ma il contrasto più forte riguarda la pesca dell’aragosta che proprio dal primo di marzo può essere pescata fino al 30 di agosto. «Le previsioni meteo annunciano brutto tempo per tutta la prossima settimana – sostiene Giovanni Delrio, presidente del Consorzio – quindi non potremo uscire in mare ma non ci è consentito di recuperare quelle giornate perse».

La stessa chiusura della pesca, il 30 di agosto, avviene quando dal mercato giunge una domanda ancora forte. Tradizionalmente da queste parti il mese di settembre è considerato ancora di alta stagione, a parte le tariffe alberghiere, ma l’offerta del prodotto regina, l’aragosta appunto, viene soddisfatta da crostacei pescati in altri mari del Tirreno, come quello della Sicilia, dove la pesca è consentita fino a tutto dicembre. Oppure con quelle cubane o tunisine.

«Sono contraddizioni che debbono essere affrontate – aggiunge ancora Giovanni Delrio – e soprattutto discusse con chi pratica questo mestiere verso il quale ormai da tempo sono sempre meno i giovani che intendono dedicarsi alla pesca. Abbiamo chiesto più volte di essere adeguati alla normativa nazionale, spiegandone le ragioni che non sono soltanto quelle della marineria, ma anche quelle di un economia, come quella algherese, che dal turismo vuole vivere». Domenica al termine dell’assemblea sarà predisposto un nuovo documento che sarà trasmesso all’assessore. Conterrà le questioni in discussione da anni, il fermo biologico del riccio di mare, dell’aragosta, la pesca abusiva, la pesca a strascico a ridosso di bassi fondali, le quote tonno, tutto il contenzioso che inspiegabilmente non si riesce a dirimere.



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