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Alghero

Il maxi sequestro ad Alghero: per riempire 112 vasetti impiegati 25 mila ricci

di Gianni Olandi
I vasetti sequestrati ad Alghero
I vasetti sequestrati ad Alghero

Gli inquirenti potrebbero contestare ai pescatori di frodo campani il reato di disastro ambientale

05 agosto 2018
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ALGHERO. Il problema non è solo la violazione di una norma, ma l’entità della violazione. La recente operazione della sezione navale della Guardia di Finanza contro i ricciai di frodo ha scoperchiato un fenomeno che ha i contorni di un disastro ambientale. Le Fiamme Gialle hanno infatti sequestrato oltre 31 chili di polpa di riccio di mare, sistemata in 112 vasetti custoditi in un frigorifero e multato cinque bracconieri del mare originari della Campania.

Un approfondimento sulle dinamiche dell'operazione ha consentito di stabilire che per raccogliere gli oltre 31 chili di polpa sia stato necessario prelevare almeno 25 mila esemplari. Un quantitativo enorme i cui volumi sono con molta probabilità superiori.

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È noto infatti che in questo periodo di fermo biologico, il divieto di prelievo va dal 15 aprile fino al 15 novembre, il riccio di mare è praticamente vuoto, si trova nella fase di crescita e quindi i quantitativi di polpa sono inferiori a quelli che si registrano nel periodo di caccia consentita.

Ne consegue che per raggiungere quei volumi trovati dalle Fiamme Gialle nei vasetti in frigo, è senz'altro possibile che i quantitativi raccolti siano superiori alla stima di 25 mila esemplari.

Un vero e proprio disastro ambientale quindi, della cui entità ci si potrà rendere conto in maniera concreta con l’apertura dalle pesca al bogamarì, prevista per il l prossimo 15 novembre. Da alcuni anni, e in misura sempre crescente, viene segnalato dalla stessa marineria locale che i ricci di mare stanno scomparendo. L’abbondanza degli anni passati è soltanto un ricordo e l’operazione della sezione navale della guardia di finanza pare abbia portato alla luce una, e indubbiamente la più rilevante, delle cause che hanno portato all'impoverimento della popolazione dello spinoso frutto di mare.

Non è infatti da escludere che questo tipo di pesca abusiva, svolta in periodo di fermo biologico, venga praticata da tempo con risultati disastrosi per l’ecosistema e il mantenimento dei livelli produttivi della specie in condizioni di normalità.

L’operazione della guardia di finanza potrebbe essere quindi soltanto la punta di un iceberg di un fenomeno distruttivo in atti di proporzioni, al momento, non quantificabili.

L’ipotesi quindi disastro ambientale viene presa in considerazione e con molta attenzione da parte degli investigatori, e non è da escludere che la vicenda del rinvenimento dei 31 chili di polpa di riccio, confezionati e pronti a essere venduti, possa assumere connotazioni di tipo giudiziario, ben più pesanti della attuale sanzione amministrativa. Il bogamarì oltre a rappresentare uno dei simboli della Riviera del Corallo, anche per la particolare prelibatezza determinata dalla integrità del mare del golfo, costituisce anche un riferimento di natura economica che durante la stagione invernale rappresenta un serio riferimento per la marineria locale. La sua protezione dalle razzie come quella individuata dalla guardia di finanza, costituisce un preciso dovere anche a livello istituzionale.

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