La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, l'odissea di un 89enne al centro trasfusionale

Gian Mario Sias
Alghero, l'odissea di un 89enne al centro trasfusionale

La figlia: «Poco personale, per il trattamento richiamato un medico dalle ferie»

16 novembre 2018
3 MINUTI DI LETTURA





ALGHERO. «Il centro trasfusionale di Alghero è alla paralisi, mio padre e altri pazienti devono subire un disservizio inaccettabile». Questa volta l’affondo non ha colore politico. A denunciare i problemi di un centro che storicamente è considerato un’eccellenza del sistema in Sardegna è la figlia di un uomo di 89 anni che vive ad Alghero, è un malato cronico e ha bisogno continuo di trasfusioni.

Ieri mattina, al culmine dell’esasperazione per l’ennesimo problema, la figlia – che si è trasferita ad Alghero da un paese vicino ma non vicinissimo per far fronte alla situazione – ha sbottato. «Mio padre avrebbe dovuto sottoporsi a una trasfusione, ma ci hanno detto che per problemi di organico non lo potevano prendere in carico», denuncia. Ieri pomeriggio, grazie alla disponibilità di medici e paramedici – che per unanime riconoscimento va ben al di là dei propri doveri – all’uomo è stata poi fatta la trasfusione. «È stato trasfuso in regime di urgenza, richiamando un medico dalle ferie», spiega la donna. Un elemento che serve per definire i contorni di un paradosso. «Di mattina ci avevano consigliato, vista l’urgenza data dalle condizioni del mio anziano genitore, di andare al pronto soccorso», è il racconto della donna, a metà tra l’esasperazione e l’incredulità. «È mai possibile?», chiede ai vertici della sanità locale e regionale. «Il suo caso è così delicato che meriterebbe l’assistenza domiciliare, ma che si debba arrivare ad affrontare la trafila di un’urgenza per una situazione cronica e sistematica mi sembra il colmo», continua la protesta, che è solo l’ultima in ordine di tempo ma non è certo isolata.

Il centro trasfusionale di Alghero gestisce un’utenza superiore a qualsiasi altro nel Nord Sardegna. Al momento operano solo tre medici: tanto per avere un termine di paragone, a Olbia sono otto, a Nuoro sette e a Ozieri cinque, ma in nessuno dei tre casi il volume dell’attività è paragonabile a quello di Alghero. L’allarme sollevato già in primavera sul rischio che il Centro trasfusionale possa collassare è fondato. Sebbene si tratti di una struttura che funziona benissimo, è essenziale per l’intero sistema regionale e incontra l’apprezzamento degli utenti, riesce a fatica a garantire i suoi standard qualitativi di assistenza. La speranza è che i medici andati in pensione da un po’ vengano rimpiazzati.

Chiamata in causa, l’Ats non nega i problemi e li spiega. «Si sta facendo tutto il possibile, ma lo scorrimento di una graduatoria nazionale interdipartimentale per un posto a tempo indeterminato è andata deserta – spiegano i vertici aziendali – successivamente si è passati allo scorrimento di una graduatoria per una posizione a tempo determinato, ma anche quella è andata deserta». Il motivo sarebbe da ricercare nella drastica carenza di specialisti disposti ad accettare uno spostamento in sedi decentrate e periferiche rispetto ai centri sanitari più grandi, come in Sardegna sono considerati solo Cagliari e Sassari. Quanto al tema dell’assistenza domiciliare, ammesso che un paziente ne faccia regolarmente e correttamente richiesta, non contempla le trasfusioni eseguite sistematicamente e con una frequenza alta: per legge, per casi del genere il punto di riferimento può essere solo il centro trasfusionale.
 

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative