La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, rissa sfiorata sulla quattro corsie

Gian Mario Sias
Il presidio sulla Sassari-Alghero
Il presidio sulla Sassari-Alghero

Manifestazione del centro destra davanti al presidio, lite fra Camerada (FI) e il sindaco Mario Bruno

16 dicembre 2018
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ALGHERO. Finché si scherza, si scherza. Ma profanare un luogo deputato al culto laico delle locali istituzioni democratiche con l’installazione di un vessillo di partito non va bene. Il sindaco di Alghero, Mario Bruno, questo proprio non lo accetta. E se qualcuno non lo capisce con le buone, allora è pronto anche a impedire fisicamente che si metta in discussione la sacralità - sempre in senso laico, per carità - di certi luoghi. Tanto che ieri mattina per poco non c’è scappata la rissa. A un passo dall’accapigliarsi sono andati il sindaco e Nunzio Camerada, consigliere comunale di Forza Italia.

Per fortuna all’ultimo ha prevalso il buonsenso e lo scontro è stato solo verbale, con conseguente coda di polemiche, prese di posizione, comunicati stampa, smentite e chiarimenti che hanno fatto giungere in città l’eco di un episodio avvenuto lontano dal centro abitato: sulla quattro corsie, nel punto che da settimane ospita il presidio istituzionale permanente a sostegno del completamento della Sassari-Alghero, all’uopo deputato da formale delibera di giunta, con conseguenti riunioni in un container dell’esecutivo comunale e dell’assemblea dei sindaci della Rete metropolitana del Nord Sardegna, uno dei primi soggetti ad aderire alla battaglia ingaggiata da Bruno per portare le quattro corsie della discordia sino al centro abitato e all’aeroporto di Fertilia.

Gli unici fatti sicuri sono i seguenti: ieri mattina si sarebbe dovuta svolgere una seduta del consiglio comunale. Come da prassi ormai consolidata, alla prima convocazione non ha risposto la maggioranza. Nessuno, manco un emissario. I consiglieri di opposizione hanno allora deciso di improvvisare una manifestazione di protesta davanti al gazebo e al container sistemati a qualche centinaio di metri dalla cantoniera di Rudas. Alcune forze del centrodestra hanno issato i loro vessilli, altre lo stavano ancora facendo quando è arrivato il sindaco Mario Bruno. Qua le due versioni dei fatti divergono.

«C’è stato un raid della destra, di tutta la destra, con un esagitato consigliere Nunzio Camerada, sempre più su di giri, nel presidio istituzionale», afferma Mario Bruno, che definisce il blitz dell’opposizione «una manifestazione pagliacciata, con provocazioni nei miei confronti, atteggiamenti violenti verbali e telecamere al seguito». Bruno spiega che «Mentre invitavo Nunzio Camerada a togliere dal presidio la bandiera, questa è caduta per terra». Ma poi insinua un dubbio «Forse è stata fatta volutamente cadere per terra», accusa, quasi a voler sostenere che qualcuno stesse proprio cercando rissa.

Il resoconto di Nunzio Camerada è totalmente diverso. «Un attivista di Forza Italia stava legando la bandiera fuori dal gazebo, io ero impegnato al telefono, il sindaco gliel’ha impedito e allora mi sono occupato di persona di sistemare la bandiera, mentre ancora ero impegnato nella conversazione telefonica», spiega il consigliere di minoranza. «A quel punto il sindaco mi ha spinto, mi ha fatto cadere il telefono e ha fatto cadere la bandiera – accusa – per sua fortuna ha fatto questo a una persona estremamente contraria alla violenza, ma non ci siamo proprio».


 

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