La Nuova Sardegna

Cagliari

Maria Loddo, interrogata in cella, non parla

Maria Loddo, interrogata in cella, non parla

E dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti si delinea la figura di una donna dalla doppia vita. L’indagata si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Il suo legale ha chiesto gli arresti domiciliari

20 giugno 2008
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A casa, mogliettina tenera sempre disposta a prendersi cura del marito più anziano di lei. In altri contesti, donna fatale pronta a concedersi distrazioni extramatrimoniali, capace persino di tentare di uccidere l’uomo che le era stato accanto per 34 anni. È il ritratto di Maria Loddo emerso da alcune testimonianze raccolte dagli investigatori. In carcere con l’accusa di aver cercato di avvelenare Silvio Manca iniettandogli mercurio nella flebo, ieri la donna è stata interrogata, ma si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Tuttavia il suo avvocato ha richiesto per lei, motivandoli, gli arresti domiciliari.

Ieri, a tre giorni dall’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Maria Loddo, 57 anni, e dalle dimissioni dall’ospedale Binaghi di suo marito Silvio Manca, vent’anni più anziano di lei, in una saletta di Buoncammino si è svolto l’interrogatorio di garanzia di quella che finora resta l’unica indagata per il cosiddetto giallo del mercurio. Intanto, gli investigatori continuano ad esaminare le testimonianze, tra le quali anche quella di Duilio Fadda, di Selargius, che sostiene di essere intimo amico di Maria Loddo. Lo stesso uomo che martedì, dopo essere stato sentito a lungo come semplice persona informata sui fatti, ha lasciato la caserma dei carabinieri di via Nuoro con un denuncia per testimonianza reticente.

L’interrogatorio.
Il faccia a faccia di ieri tra il giudice per le indagini preliminari Giovanni Lavena e l’indagata Maria Loddo è durato solo pochi minuti. Giusto il tempo per registrare la volontà della donna assistita dagli avvocati Alessio Caboni e Antonio Rau di avvalersi della facoltà di non rispondere. Una scelta motivata dalla difesa anche dall’eccezionale documentazione raccolta dai carabinieri coordinati dal tenente Davide Colajanni, che seguono le indagini sin dall’inizio. «Prima di pronuciarci - rivela l’avvocato Caboni - preferiamo analizzare con grande attenzione la mole di atti che ci sono stati consegnati dal gip Giovanni Lavena». Intanto, però, i legali hanno già fatto arrivare al giudice l’istanza per alleggerire il provvedimento di custodia cautelare: hanno chiesto gli arresti domiciliari. «E non soltanto per una ragione di salute - continua il difensore - ma anche perché, considerato che Silvio Loddo non si trova più nella loro casa cagliaritana di via Piccioni, non si capisce come la mia assitita potrebbe mettere a repentaglio la vita del marito».

Da parte della difesa ci sarebbe poi una certezza solida da utilizzare al momento opportuno: la notte del 23 maggio, quando fu ritrovata la siringa con tracce di mercurio, nella camera di Silvio Manca poteva non esserci solo Maria Loddo, come è invece emerso dalle indagini. «Non è vero - spiega l’avvocato Caboni - che l’accesso al reparto di pneumologia del Binaghi è controllato, anzi, ci risulta che entrare nelle stanze sia piuttosto semplice».

La cella.
La donna - reduce appena qualche giorno fa da un intervento chirurgico di routine - non sta bene. Sfinita dagli eventi, attualmente è in cella con altre detenute, ma a seguirla ci sarebbe uno psicologo chiamato apposta per scongiurare anche il più remoto tentativo di suicidio. «In più - raccontano i suoi avvocati, che ovviamente sostengono l’assoluta estraneità ai fatti contestati alla loro assistita - sente anche la mancanza del marito, dimesso mercoledì dall’ospedale Binaghi».

Le indagini.
Intanto la fase investigativa non si ferma. In attesa dell’esito delle analisi fatte dai Ris sul materiale sequestrato nell’abitazione di via Piccioni, i carabinieri starebbero vagliando con estrema attenzione le dichiarazionie fatte Duilio Fadda, di Selargius, sedicente amico intimo di Maria Loddo (la quale ammette di conoscerlo, ma nega questo stretto rapporto). Denunciato per testimonianza reticente, l’uomo mercoledì avrebbe reso ai carabinieri dichiarazioni poco chiare dando l’impressione di non voler andare a fondo sugli argomenti trattati. Persino il pm Rossana Allieri, che ha sempre tenuto il massimo riserbo sull’inchiesta, anmmette che la posizione di Fadda a questo punto dev’essere assolutamente chiarita. Lui e Maria Loddo, infatti, si conoscono certamente, tanto che in aprile Fadda l’ha denunciata accusandola di avergli rubato dall’automobile novemila euro. Ma l’uomo, soprattutto, avrebbe raccontato agli investigatori di aver incontrato per la prima volta la moglie di Silvio Manca circa due anni fa a Quartu. E che da quel momento - ma questo è tutto da verificare - sarebbe nata tra i due un’amicizia importante. Al punto che lo stesso Fadda, sposato e padre di un figlio, sarebbe in procinto di separarsi proprio a causa di questa relazione con la Loddo. Insomma, sarebbe Duilio Fadda il testimone (o uno dei testimoni) che avrebbe svelato la «doppia vita» della Loddo. E chi indaga sulla vicenda del mercurio ora vuole saperne di più.
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