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Cagliari, screening e salute: i rischi dell'eccesso di diagnosi

Cagliari, screening e salute: i rischi dell'eccesso di diagnosi

Cancro alla mammella: esperti a confronto sull'efficacia degli screening nella prevenzione di questo tumore

06 giugno 2015
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CAGLIARI. Si è svolto nei giorni scorsi a Cagliari un incontro internazionale di alto livello scientifico sul tema dello screening mammografico. L’incontro era organizzato dalla Scuola di Specializzazione in Patologia Clinica dell’Università di Cagliari ed ha visto la partecipazione, tra gli altri, del rettore Maria Del Zompo e dell’assessore alla Sanità della Regione Sardegna, Luigi Arru. Tra i relatori, Eugenio Paci, una delle massime autorità nazionali nel campo degli screening oncologici e Karsten Jorgensen, del NordicCochrane Centredi Copenaghen, che si occupa, con il sostegno finanziario del governo danese, di monitorare l’efficacia delle misure preventive sulla salute.

La discussione ha riproposto, in maniera chiara, i dubbi che esistono nella comunità scientifica riguardo all’utilità della mammografia di screening. Il professor Paci, pur ribadendo la sua profonda convinzione che lo screening contribuisca a diminuire la mortalità per cancro della mammella, ha riconosciuto, con onestà intellettuale, che dati decisivi e inequivocabili in tal senso non ne esistono e che comunque abbiamo a che fare con un effetto limitato, sebbene importante.

D’altra parte, Karsten ha ricordato come la mortalità per neoplasie della mammella sia in diminuzione sia in Europa che negli Stati Uniti. Questa tendenza era però già presente prima dell’introduzione dei programmi di screening e si è verificata anche in popolazioni non coinvolte dal programma. Risulta perciò difficile attribuirla allo screening, mentre è più verosimile che il merito di questa diminuzione sia ascrivibile al miglioramento delle terapie e a una maggiore attenzione da parte delle donne nei confronti della propria salute, a prescindere dall’adesione allo screening.

Il Dr. Karsten ha anche affrontato l’argomento forse più spinoso e controverso legato allo screening: quello delle diagnosi eccessive. In poche parole, lo screening espone al rischio che si riscontrino anomalie ghiandolari che, pur avendo le sembianze di un tumore, non sono tuttavia pericolose per la donna. Le conseguenze di queste diagnosi eccessive sono ovviamente molto serie, perché comportano, oltre al forte impatto psicologico di una diagnosi non necessaria di tumore, la somministrazione di terapie talvolta molto pesanti per l’organismo. Sebbene l’entità dell’eccesso di diagnosi sia difficile da determinare, la maggior parte degli studi sono concordi nel ritenere che siano superiori al numero di donne che beneficiano dello screening, evitando una morte per tumore.

Sono stati infine presentati i risultati di uno studio dal quale è emersala necessità di fornire ai cittadini (donne e uomini) un’informazione più corretta sui benefici e sui rischi associati agli screening, in maniera da consentire una scelta consapevole sull’eventuale adesione ai programmi in atto.

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