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Operaio bruciato vivo, Niveo Batzella condannato all'ergastolo

Niveo Batzella
Niveo Batzella

Oltre che per l'omicidio l'uomo è stato condannato anche ad altri dieci per la riduzione in schiavitù della moglie

20 luglio 2015
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CAGLIARI. Niveo Batzella è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Sergio Tronci - l’operaio di Assemini (Cagliari) bruciato vivo nel febbraio del 2004 a Ortacesus (Cagliari) - e a 10 anni per la riduzione in schiavitù della moglie. Batzella è considerato il capo di una pericolosa banda criminale.

La sentenza è stata pronunciata attorno alle 14.30 di oggi dalla corte d’assise di Cagliari.

Dunque, sarebbe stato proprio Batzella a uccidere la vittima con l’aiuto del nipote Gianfranco Batzella, condannato in abbreviato a 16 anni di reclusione, e alla moglie Lucia Pitzalis, anche lei riconosciuta colpevole in abbreviato, condannata a 6 anni e 8 mesi. Quest’ultima, però, si è sempre difesa sostenendo di essere stata costretta ad aiutare il marito per sottrarsi alle sue continue violenze: da qui l’ulteriore accusa, per l’imputato, di riduzione in schiavitù e la condanna a 10 anni oltre all’ergastolo.

La donna ha sostenuto di temere per la sua vita poichè Niveo Batzella (difeso dall’avvocato Riccardo Floris) aveva scoperto la sua relazione con la vittima. A lei, dunque, era toccato fissare un appuntamento trappola con l’operaio che, invece dell’abbraccio dell’amante, trovò ad attenderlo i suoi carnefici. E tragica era stata la fine dell’uomo: prima picchiato selvaggiamente poi immobilizzato con del fil di ferro e, infine, chiuso nel bagagliaio della sua stessa auto data alle fiamme.

Per l’imputato, il pm Rosanna Allieri aveva sollecitato anche il massimo isolamento diurno previsto, che però non è stato riconosciuto dalla corte.

Niveo Batzella deve scontare un altro ergastolo per l’omicidio dell’imprenditore di Assemini Gianluca Carta - freddato nel 2011 con un colpo alla nuca e ritrovato nelle campagne di Sestu ( Cagliari), delitto nato da contrasti nel settore dei night - oltre a a 15 anni di condanna per il tentato sequestro dell’imprenditore Alessandro Podda, proprietario di una delle più importanti aziende casearie della Sardegna.

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