La Nuova Sardegna

Cagliari

Paura tra la popolazione di Capoterra per l'arrivo di Luigi Chiatti, il «mostro di Foligno»

di Luciano Onnis
L'arrivo di Luigi Chiatti (nel riquadro) alla Rems di Capoterra
L'arrivo di Luigi Chiatti (nel riquadro) alla Rems di Capoterra

Uccise due bambini. Nella residenza protetta vetri blindati e sorveglianza 24 ore su 24. Il sindaco: starà qui due mesi. Con lui altri 10 pazienti, identità top secret

06 settembre 2015
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CAPOTERRA. Il furgone blindato e l’auto di scorta della polizia penitenziaria con trasportato d’eccezione il detenuto-paziente Luigi Chiatti, meglio noto come “il mostro di Foligno” per avere ammazzato brutalmente due bimbi fra il 1992 e il 1993, hanno varcato il cancello della Rems (residenza per esecuzione misure di sicurezza) intorno alle 11 di ieri mattina. Ma già dal giorno prima, attorno alla struttura sanitaria, che fa parte della Rsa (residenza sanitaria assistita), e al suo nuovo ospite si è scatenata la bufera.

  • La polemica

La gente del posto, a cominciare da gli amministratori comunali, è letteralmente insorta. Non vogliono avere in paese il “mostro di Foligno”, poco importa che sia comunque in regime di detenzione e strettamente marcato a uomo dal personale medico e infermieristico della struttura, seguito da un sofisticato sistema di videosorveglianza puntato permanentemente sui locali in cui si trova e si muove, da due guardie giurate in servizio 24 ore su 24 all’ingresso della residenza, che ha tutti i vetri blindati e antiproiettile. «Non c’è da fidarsi – dice una donna che abita nei paraggi –, non si sa mai. Questo è un quartiere residenziale, ci sono tanti bambini che giocano fuori dalle case, vicino c’è una scuola elementare. Di certo dovremo stare sempre all’erta e con la paura che possa succedere qualcosa».

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  • I tempi

Il sindaco Francesco Dessì, che inizialmente aveva reagito abbastanza duramente alla notizia dell’arrivo di Luigi Chiatti nella Rems del paese, ha fatto qualche passo indietro e ieri si è dimostrato più diplomatico e comprensivo, anche perché dalla Asl 6 di Sanluri, a cui è stata assegnata la gestione della struttura sanitaria di Capoterra per via delle sue eccellenti professionalità nel settore dell’igiene mentale, avrebbe ricevuto la notizia (che però non trova conferma) che Chiatti rimarrà qui solamente per due-tre mesi. «Tornerà in Toscana – ha detto il sindaco –, appena sarà pronta la Rems della sua regione. Ho parlato con la Asl di Sanluri e mi hanno assicurato che tra due mesi sarà nuovamente trasferito». Continua il sindaco: «Non bisogna creare allarmismi, il paziente-detenuto è rinchiuso nel reparto, dove la sicurezza è massima. Questo ci rassicura, mi sono lamentato del fatto che non siamo stati informati del suo arrivo. Ricordo che queste residenze speciali sono state create per ospitare pazienti della regione di appartenenza».

  • Il progetto

L’annunciata permanenza nella struttura di Capoterra di soli due mesi di Luigi Chiatti, appare però in contrasto con lo spirito del progetto sanitario in cui è stato inserito. Un percorso terapeutico che è a lunga scadenza, di circa tre anni e non certamente di soli due mesi. Un progetto che è difeso strenuamente dall’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, e dalla Asl 6 con il suo Servizio di igiene mentale. «La Sardegna non butta migranti in mare, in questo caso i pazienti», attacca il medico psichiatra Alessandro Coni, responsabile del Servizio di igiene mentale della Asl 6 e quindi a capo del pool che seguirà anche il paziente Luigi Chiatti: uno psichiatra a tempo pieno, tre medici del Servizio igiene mentale della Asl 6, uno psicologo, un tecnico della riabilitazione, dieci infermieri, cinque operatori socio-sanitari e un assistente sociale.

  • Gli altri ospiti

Lo stesso pool segue anche un’altra decina di pazienti già ospiti del centro, inaugurato il 23 luglio scorso. Chi sono? Impossibile saperlo, la loro identità è top secret. «Ecco perché siamo rimasti impressionati negativamente dal gran scalpore che ha destato l’arrivo di questo paziente – commenta Coni –. Ha diritto come tutti i malati alla privacy, che invece è stata violata. È stato commesso un reato. Di lui non vogliamo parlare. Voglio però puntualizzare che la Rems di Capoterra, la seconda in Italia, è una struttura sanitaria di assoluta eccellenza, con personale di alta professionalità. L’assessorato regionale si è dimostrato all’avanguardia per aver creato un centro sanitario di questa portata». Poi aggiunge: «In realtà era destinato a soli pazienti sardi, ma siamo per la solidarietà sanitaria interregionale. Ci dobbiamo dare una mano a vicenda, nell’interesse esclusivo dei pazienti».

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