La Nuova Sardegna

Cagliari

Carloforte, la lotta dei lavoratori Saremar arriva sul campanile della chiesa

Simone Repetto
La protesta a Carloforte in una foto postata da Mauro Pili su Facebook
La protesta a Carloforte in una foto postata da Mauro Pili su Facebook

Si allarga la protesta dei marittimi sardi contro i licenziamenti decisi dalla compagnia regionale di navigazione

01 ottobre 2015
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CARLOFORTE. Maddalena chiama, Carloforte risponde. Stamane, giovedì 1, alcuni marittimi si sono barricati sul campanile della chiesa per essere ascoltati dalla politica regionale, considerata assai deficitaria e inconcludente sulle sorti del loro lavoro e del servizio pubblico svolto dai traghetti verso le isole minori.

In un clima di tempesta totale, considerando l'emergenza meteorologica in corso, viaggia il dramma che stanno vivendo i lavoratori della Saremar, per cui si profila un licenziamento di gruppo al 31 dicembre prossimo.

Dalle prime ore della mattinata sono entrati nella chiesa di San Carlo Borromeo e, sull'altare, hanno esibito uno striscione emblematico, con la scritta “Siamo rimasti soli”. Poi sono saliti sul campanile raggiungendo la sommità, in una giornata tutt'altro che favorevole, con vento forte, pioggia, nuvoloni e violenti temporali improvvisi. Cercando di coprirsi alla buona, hanno avvisato le famiglie dell'azione in corso e staccato i cellulari, in attesa di novità.

“Gli errori della politica regionale – ha detto uno di loro – sono stati scaricati addosso ai marittimi Saremar, ma a pagare saranno le comunità isolane. Questa è la gente che mandiamo a governare. La politica ha messo nei guai una società sana, la politica la tiri fuori, è una vergogna”.

Tra i primi a salire sul campanile anche il rappresentante locale della Cgil Gregorio Vacca, che ha affidato un suo commento al web: “Dopo anni di lavoro ecco cosa ci tocca fare per il nostro lavoro. I politici dovrebbero fare i politici, non gli imprenditori. Per fare ciò, hanno rovinato una società”.

Divulgata la notizia, anche altri marittimi Saremar sono pronti a raggiungere i colleghi per rinforzare l'azione di protesta, raccogliendo fin da subito la solidarietà dei cittadini.

L'azione in corso ha fatto seguito a una ennesima, forte protesta dei sindacati, con un duro comunicato delle segreterie regionali di Federmar Cisal ed Ugl Mare contro la classe politica regionale, “rea di aver creato e perpetuato le condizioni del fallimento Saremar” e al presidente Pigliaru, accusato di immobilismo e silenzio prolungato in questa annosa vicenda.

Sotto accusa anche la volontà e la determinazione del governo regionale nel voler privatizzare il servizio e cancellare Saremar, nonostante la disposizione contraria espressa a maggio dal consiglio regionale, in ossequio a quanto da tempo richiesto da istituzioni locali, cittadini e parti sociali interessate.

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