Abortì dopo lo stupro e nascose il feto, 20enne verso il rinvio a giudizio
Cagliari, la giovane nigeriana e due connazionali hanno ricevuto l'avviso di chiusura indagini
CAGLIARI. Il pm Alessandro Pili ha chiuso le indagini sull'aborto illegale avvenuto il 26 luglio scorso in un centro di accoglienza per migranti, nel quartiere di Pirri a Cagliari. La 20enne nigeriana che si era procurata l'aborto e aveva nascosto il feto sotto il letto, e a due sue connazionali di 26 e 27 anni, che l'avrebbero aiutata, hanno ricevuto i relativi avvisi. Sono tutte e tre accusate, in concorso, di aver violato l'articolo 19 della legge 194 del 1978 che prevede le «norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza».
Il legale che rappresenta i migranti ha ora 20 giorni di tempo per presentare le memorie difensive.
La 20enne non voleva portare a termine la gravidanza perché era frutto di una violenza sessuale avvenuta in Libia prima del viaggio della speranza verso l'Italia. Non accettava quel bambino, lo aveva ripetuto anche appena arrivata a Cagliari.
Nella notte tra il 26 e il 27 luglio il parto prematuro, ottenuto a quanto pare con l'aiuto delle due connazionali. Dopo aver messo al mondo una femminuccia - nata morta secondo quanto poi appurato dall' autopsia - la ragazza ha infilato il feto in un sacchetto di plastica e l'ha nascosto sotto il letto. Poco dopo si è sentita male: da qui la corsa in ospedale e il suo racconto-choc.