La Nuova Sardegna

Cagliari

Brave ma sconosciute: ecco la banca dati delle scienziate donne

Sabrina Zedda
Samantha Cristoforetti
Samantha Cristoforetti

A Cagliari nell'ambito del Festival della Scienza presentato il progetto di Giulia giornaliste nazionale per favorire il riequilibrio di genere

14 novembre 2017
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CAGLIARI. Sono molto preparate, sono capaci di miscelare bene l'aspetto emotivo con quello professionale, e se si va a guardare il loro curriculum universitario si scopre che sono anche più brave degli uomini (si laureano prima e con voti più alti). Eppure le donne rimangono ancora un passo indietro: nel mondo del lavoro come in quello dei media. Dove, quando si necessita di pareri autorevoli, si preferisce intervistare un uomo, relegando la figura femminile a mera comparsa.

A confermarlo una volta di più è stato l'altra sera (11 novembre) lo studio realizzato da Giulia Sardegna (l'associazione delle Giornaliste unite libere autonome) in collaborazione con le università di Cagliari e di Sassari sulla presenza femminile tra i docenti negli atenei sardi: a Cagliari su un totale di 945 docenti, appena il 40 per cento sono donne, mentre a Sassari, dove i docenti sono 593, la percentuale si abbassa ulteriormente, arrivando al 35,4 per cento.

L'occasione per presentare l'indagine (illustrata da Susi Ronchi, coordinatrice di Giulia Sardegna) è stato l'incontro "100 donne contro gli stereotipi per la scienza". Un evento organizzato da Giulia insieme all'Ordine regionale dei giornalisti, inserito nel Festival della Scienza, dedicato a Marie Curie, nel 150esimo anniversario dalla nascita. I dati forniti dalla ricerca presentata dicono anche altro: nelle aree scientifiche, ad esempio, le docenti languono, con una presenza del 36,25 per cento nell'Università di Cagliari, e del 32, 45 per cento in quello sassarese. Come a dire che quello della scienza sembra un mondo non adatto alle donne. Eppure non è proprio così: se l'astronauta Samantha Cristoforetti è oramai un'icona, ci sono anche tante altre scienziate autorevolissime.

Su questo ha lavorato, dal 2016, l'associazione Giulia nazionale che, in collaborazione con l'Osservatorio di Pavia e la Fondazione Bracco, ha messo in rete "100 donne.it", una grande banca dati con il profilo di oltre cento scienziate nelle discipline Stem (acronimo che sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics) che giornali, tivù, radio o testate web potrebbero intervistare nei loro servizi, anziché cercare sempre il solito esperto uomo. «La questione della presenza delle donne è centrale per il progresso della società e rappresenta un indice di salute del Paese», ha ricordato Gaela Bernini, della Fondazione Bracco. Ma le ragazze, ha osservato Bernini, sono spesso scoraggiate dall'intraprendere studi in ambito scientifico: «Quando sono ancora nelle scuole primarie il loro interesse per queste materie è pari a quello dei ragazzi. Ma dopo i 14-15 anni, cambiano». Il motivo? La società non propone molti punti di riferimento. Deriva anche da qui il senso di "100 donne per la scienza", che si è valso della collaborazione tecnica del Centro Genders dell'Università di Milano.

«Tra tutti gli esperti interpellati dai media l'82 per cento sono uomini - ha spiegato Luisella Seveso, esponente di Giulia nazionale - Le donne possono offrire un punto di vista diverso. Quelle che abbiamo selezionato noi sono persone straordinarie».Intanto qualcosa si muove anche da noi: a Cagliari Maria Del Zompo, rettore dell'Università, ha ottenuto che i dipartimenti più collaborativi nell'equilibrio di genere possano avere una premialità del 3% in termini della distribuzione delle risorse. Si partirà nel 2018. Ma intanto sono attivi servizi come baby parking, stanze rosa per docenti o studentesse con figli, e la "tessera baby" che permette alle studentesse con figli di seguire le lezioni on line.

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