La Nuova Sardegna

Cagliari

LA STORIA - Daniela e il suo cane: "Shonny mi ha salvato la vita"

Claudio Zoccheddu
LA STORIA - Daniela e il suo cane: "Shonny mi ha salvato la vita"

La giovane donna di Portoscuso racconta dell'incredibile comportamento del suo cane che ha compreso le necessità della malattia

07 gennaio 2018
3 MINUTI DI LETTURA





PORTOSCUSO. Tra gli adagi più abusati c'è quello che descrive il cane come il miglior amico dell'uomo. Eppure, a volte, l'amicizia non basta per raccontare il legame che può nascere tra un cucciolo e il suo padrone. Lo dimostra la storia di Daniela Floris, 37enne di Portoscuso, che non fa alcuna fatica a raccontare come il suo Shonny, un bastardino che adesso ha otto anni, le abbia salvato la vita. Daniela ha deciso di raccontare l'intimità del suo legame con Shonny perché non riesce a sopportare che i cani vengano abbandonati ed è pronta a tutto per combattere un fenomeno che non ha nulla a che vedere con la civiltà che dovrebbe contraddistinguere il genere umano.

«Sono cresciuta a contatto con i cani e ne ho sempre avuti. Quando otto anni fa sono diventata la padrona di Shonny, però, ho sentito subito che tra noi sarebbe nato un rapporto particolare - racconta Daniela -. Lui non è un cane come tutti gli altri, ha qualcosa in più».

Le doti fuori dal comune di Shonny non hanno tardato a manifestarsi: «Aveva una compagna di gioco a cui era molto affezionato, Shelly, un'altra meticcia che purtroppo è morta». La cagnetta è stata seppellita nel cimitero dei cani di Assemini e quando per la prima volta Daniela ci ha portato Shonny, il cane ha individuato da solo la tomba della sua amica e ci si è sdraiato sopra. Chi non conosce il meticcio di Daniela potrebbe anche pensare a un'incredibile caso, ma la storia prosegue e, questo punto, le possibilità che i comportamenti di Shonny siano il frutto di semplici coincidenze diminuiscono: «Soffro di una rara cardiopatia congenita, la sindrome di Bland White Garland, che 3 anni fa, quando ormai il mio cuore si stava fermando, mi ha portato fino alla sala operatoria al Sant'Orsola di Bologna. Ho abbandonato il mio cane per un po' di tempo e quando stavo per essere operata avevo appena 40 battiti al minuto. Stavo morendo ma pensavo a Shonny e a come avrebbe fatto senza di me».

Per fortuna, le mani del dottor Gaetano Gargiulo hanno restituito Daniela alla vita ma quello compiuto a Bologna era solo il primo passo di un percorso molto lungo: «Quando sono rientrata a Portoscuso stavo malissimo, i dolori erano insopportabili e sono rimasta più di un mese lontana dal mio cane per via delle mie difese immunitarie azzerate. Lui l'ha capito. Non so come abbia fatto ma è stato così. Innanzi tutto non mi è saltato addosso come faceva sempre, mi avevano aperto lo sterno e sarebbe stato un problema. Poi, durante la mia "quarantena", Shonny non mi ha mai disturbato, non abbaiava e non veniva a grattare sulla porta come faceva sempre. Era un altro cane ma lo è stato fino a quando io, proprio per stargli vicino, ho iniziato a combattere contro i postumi dell'operazione e a piccoli passi ho ripreso a combattere. Appena sono stata in grado di rientrare in contatto con Shonny, lui è ritornato quello di sempre, festoso e giocoso. Si era accorto che il peggio era passato e che la nostra avventura stava riprendendo. Sì, l'amore per il mio cane mi ha salvato la vita».

In Primo Piano
L’incidente

Scontro frontale sulla Sassari-Olbia, cinque feriti in codice rosso

Le nostre iniziative