La Nuova Sardegna

Cagliari

Conservare materiale biologico anche per millenni: è il progetto Drynet

Un tardigrado (è un invertebrato) in stato di disidratazione
Un tardigrado (è un invertebrato) in stato di disidratazione

L'università di Cagliari partecipa al gruppo internazionale che studia la disidratazione reversibile delle cellule, una tecnologia meno costosa della crioconservazione di immediato interesse per le biobanche

23 aprile 2018
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CAGLIARI. La conservazione sicura per lunghi periodi di tempo di materiale biologico a temperatura ambiente come alternativa ai protocolli di crioconservazione (-196 °C) attualmente utilizzati ma economicamente non convenienti: è questo l'obbiettivo del progetto finanziato con quasi 900mila euro cui partecipa anche l'università di Cagliari.

Sarà infatti Alberto Cincotti, docente di Principi di Ingegneria chimica al Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali, a rappresentare giovedì prossimo 26 aprile l’Università di Cagliari al primo meeting intermedio tra i partners del progetto Drynet (“Setting an interdisciplinary/sectorial/international research network to explore dry storage as an alternative strategy for cells/germplasm biobanking”).

"Il professore - è spiegato nella nota stampa dell'ateneo cagliaritano - illustrerà l’attività di modellistica matematica dei fenomeni chimico-fisici e biologici sviluppata come supporto, guida e ottimizzazione dei protocolli sperimentali testati in Drynet. Si tratta di un progetto di ricerca - avviato a marzo del 2017 e che avrà durata quadriennale con un finanziamento di 896mila euro da Horizon2020, Marie Skłodowska-Curie Action RISE "Research and Innovation Staff Exchange"- che punta a indurre la disidratazione reversibile in cellule e gameti (spermatozoi) di mammifero. A questo - si continua - sta lavorando un gruppo interdisciplinare di ricercatori degli enti partner della rete internazionale: gli Atenei di Teramo (coordinatore), di Cagliari e di Modena, l’Università di Burgos (Spagna), la Chulalongkorn University (Tailandia), l’Institute of ArgoBiological Sciences (Giappone) e le aziende Avantea srl (Italia), Biotalentum limited (Ungheria), Imagene Limited (Francia)".

Drynet intende essere il primo passo "per trasformare il biobanking - si spiega ancora - in un sistema diffuso e accessibile sfruttando la tecnologia con notevoli risparmi sui costi e con un basso impatto ambientale". L’idea è quella di imitare la natura, l’essiccazione reversibile è un fenomeno naturale e fisiologico: alcuni organismi, appartenenti sia al regno vegetale sia a quello animale, sono in grado di preservarsi in stato di essiccazione per lunghi periodi, anni, decenni, e in alcuni casi, millenni.

"Questi organismi, chiamati “anidrobionti”, riescono a disidratarsi in modo reversibile - si spiega - mantenendo la loro vitalità alla reidratazione, grazie alla sintesi e all’accumulo nei loro tessuti di sostanze (proteine/zuccheri) che li proteggono dalla disidratazione. Il modello di riferimento sarà la larva di un anidrobionte (rappresentata nella seconda figura durante la fase finale di reidratazione), un chironomide del quale si cercherà di copiare i segreti per indurre la disidratazione reversibile in gameti e cellule umane. Drynet - si conferma - può essere il primo passo verso l’individuazione di una tecnologia facilmente accessibile per le biobanche, a basso costo e con basso impatto ambientale, che consenta anche la conservazione di linee cellulari staminali per la terapia rigenerativa, e per banche genetiche di specie in via di estinzione, a basso costo e più accessibili per tutti".

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