La Nuova Sardegna

Cagliari

In catalano il processo sui prodigi della Madonna patrona dei sardi

In catalano il processo sui prodigi della Madonna patrona dei sardi

Gli studiosi definiscono unico l'antico documento rintracciato con indagini certosine dopo la misteriosa sparizione negli anni Settanta

14 maggio 2018
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CAGLIARI. E' un documento di straordinaria importanza quello ritrovato dai carabinieri del nucleo tutela del patrimonio artistico diretto dal capitano Paolo Montorsi. In una nota si spiega cos'era e come fosse sparito dall'archivio della Curia.

"Il Processo canonico - si spiega - è un documento redatto nel 1592 su disposizione dell’allora Arcivescovo di Cagliari, monsignor Francesco del Vall, per documentare il prodigioso arrivo a Cagliari del simulacro di Nostra Signora di Bonaria. Contiene i riferimenti storici, le testimonianze dell’epoca e tutti i miracoli attribuiti alla Santissima Vergine. È rilegato con copertina di pergamena (cosddetta “carta pecora”) mentre il corpo del volume è cartaceo. L’atto originale era conservato nell’archivio della curia arcivescovile della città di Cagliari e dagli anni ’70 se ne erano perse le tracce. È scritto in catalano ed è considerato un documento di inestimabile valore storico e devozionale e unico nel suo genere poiché la Madonna di Bonaria è la Patrona Massima della Sardegna. È corredato da un ulteriore fascicolo contenente la traduzione manoscritta in italiano del documento originale, eseguita orientativamente tra la fine dell’’800 e l’inizio del ‘900, presumibilmente su incarico del direttore dell’Archivio Storico dell’epoca per favorire la consultazione agli studiosi"

Interessante anche la storia del prodigioso arrivo a Cagliari del simulacro. "Il 25 marzo 1370 un veliero carico di mercanzie che stava navigando dalla Spagna verso l’Italia, al largo delle coste meridionali sarde è colto da una improvvisa tempesta. Allo scopo di alleggerire la nave che rischiava di affondare, il Comandante ordina di gettare a mare il carico, tra cui una grossa e pesante cassa di legno recante sotto la serratura uno scudo con lo stemma dei padri mercedari. Non appena la cassa viene a contatto con l’acqua la tempesta si calma. Quando i marinai riprendono il controllo della nave e si apprestano a rimetterla sulla rotta, si accorgono che, mentre tutto il resto del carico era colato a picco o ridotto in frantumi, la cassa galleggia intatta sulle onde. Viene subito calata una scialuppa per ricuperarla, ma inutilmente, perché la cassa sfugge ad essa e si dirige verso le coste sarde, finché va ad arenarsi sulla spiaggia ai piedi del colle di Bonaria, sul quale già esisteva un convento dei Padri Mercedari. Qui sono compiuti diversi tentativi per tirarla in secco, ma nessuno riesce a smuoverla, finché un bambino presente fra la folla suggerisce di chiamare i frati della Mercede. Due religiosi scendono dal convento e, riconosciuto lo stemma del proprio ordine presente sulla cassa, la sollevano, fra lo stupore di tutti e senza alcuna difficoltà la trasportano a spalle fino alla chiesa. Qui la cassa viene aperta e, fra gli evviva e le preghiere dei presenti, ne è tratta fuori una maestosa immagine della Vergine Maria, col Bambino Gesù seduto sul braccio sinistro e una candela accesa nella mano destra: l’immagine che da allora si venera in quella chiesa col nome di Nostra Signora di Bonaria. Da allora viene venerata dai sardi e dai navigatori e il 13 settembre 1907, per volontà di papa Pio X, Nostra Signora di Bonaria viene proclamata patrona massima della Sardegna".

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