La Nuova Sardegna

Cagliari

Gay Pride, esposto contro Comuni e Regioni che hanno dato il patrocinio

Gay Pride, esposto contro Comuni e Regioni che hanno dato il patrocinio

La presentazione è avvenuta in dodici procure territoriali da parte di Filippo Fiani dell'Associazione Difesa dei Valori, col sostegno di Fratelli d'Italia e Lega: "Usati soldi pubblici per diffondere pratiche raccapriccianti"

10 luglio 2018
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ROMA. Anche il Comune di Cagliari e la Regione Sardegna fra le amministrazioni pubbliche che potrebbero essere chiamate a rispondere del patrocinio concesso alle iniziative di Gay Pride se venisse accolto l'esposto presentato alla Corte dei Conti per contestare il danno erariale ad oltre cento enti locali che hanno patrocinato i Gay Pride in tutta Italia.

A presentare l'esposto oggi 10 luglio in dodici procure territoriali è Filippo Fiani dell'Associazione Difesa dei valori. L'iniziativa è stata resa nota in una conferenza stampa alla Camera, insieme al deputato di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli e al senatore della Lega Simone Pillon, e ai rappresentanti di varie associazioni.

«Decine di comuni a guida Pd, centrosinistra e Movimento 5 Stelle patrocinano e sostengono manifestazioni che promuovono la poligamia e la pratica barbara dell'utero in affitto - ha detto il parlamentare di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli - è surreale e indecoroso associare il nome di istituzioni a pratiche raccapriccianti vietate dalla Costituzione italiana. Sosteniamo l'iniziativa dei promotori perché crediamo che non sia pensabile sprecare risorse per iniziative contro la legge».

L'esposto, i cui dettagli sono stati resi noti dall'avvocato Francesco Vannicelli, contesta il danno erariale alle regioni Lazio, Campania, Piemonte, Toscana, Umbria e a comuni come Roma, Firenze, Napoli, Catania, Cagliari, Torino, Milano, Trento, Bolzano ed è stato presentato alle procure di Campania, Lombardia, Piemonte, Umbria, Lazio, Toscana, Sicilia, Veneto, Sardegna, Liguria, Trento e Bolzano. «Non possiamo accettare che una parte politica utilizzi le risorse pubbliche per diffondere pratiche raccapriccianti e diseducative - conclude Donzelli - chiediamo che la magistratura contabile intervenga per recuperare le risorse dai responsabili di scelte assurde»

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