La Nuova Sardegna

Cagliari

Arsenale nascosto nel bosco: forse si preparava l'assalto a un portavalori

Luciano Onnis
I carabinieri disseppelliscono il borsone con le armi (foto Mario Rosas)
I carabinieri disseppelliscono il borsone con le armi (foto Mario Rosas)

L'indagine dei carabinieri è cominciata a Carbonia ed è arrivata fino al Sarrabus, nel borsone trovato dai militari c'erano anche mine antiuomo, esplosivo da cava, passamontagna e guanti

06 settembre 2018
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CARBONIA. Bombe a mano e mine antiuomo, armi da guerra e convenzionali, munizioni, esplosivo: è il “bottino” dei carabinieri della compagnia di Carbonia a conclusione di indagini partite dalla cittadina e del Sulcis e concluse nel Sarrabus con la collaborazione della compagnia di San Vito.

In un borsone nascosto nel bosco, c’erano tre fucili (fra cui un mitragliatore con due caricatori contenenti 23 e 27 cartucce calibro 9, e uno a canne mozze), altre 21 cartucce di vaio calibro, 4 passamontagna, guanti, un ordigno esplosivo artigianale. Poco lontano un'altra borsa con una bomba a mano, 2 mine antiuomo, congegni elettrici per innescare l’esplosione, un chilogrammo di gelatina da cava.

“Si tratta di un primo passo, la fase iniziale di indagini che potrebbero portare ad altri importanti sviluppi”, ha detto il colonnello Luca Menniti, comandante provinciale dell’Arma.

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A spiegare i particolari è stata la comandante della Compagnia di Carbonia, capitano Lucia Dilio, che ha diretto l’operazione. “L’indagine è partita a seguito di attività informativa svolta a Carbonia e nel Sulcis – ha detto Dilio -. Siamo arrivati al Sarrabus e a una determinata parte del bosco sui monti attorno a San Vito. Le ricerche ci hanno portato prima al ritrovamento di un borsone da cui fuoriuscivano fili elettrici. Sono stati gli artificieri del comando provinciale ad aprirlo e trovare dentro le armi pesanti, le munizioni, passamontagna e guanti, un ordigno esplodente artigianale. Poi, poco distante, una seconda borsa con le bombe a mano, le mine antiuomo, detonatori e la gelatina. Probabilmente appartenevano a un gruppo criminale mobile e modulare che opera prevalentemente nel vicino Nuorese con rapine e assalti a portavalori”.

Per il colonnello Menniti un fatto è scontato: “Fucili, bombe ed esplosivo non erano certamente di collezionisti d’armi. Siamo davanti a una banda pronta a tutto”.

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