La Nuova Sardegna

Donna rapita nel 1988, le indagini riprendono dopo 29 anni: anche Boe indagato

Donna rapita nel 1988, le indagini riprendono dopo 29 anni: anche Boe indagato

Sono sedici gli indagati per il sequestro di Silvana dall'Orto. Si cercano nuove impronte e tracce di Dna sugli oggetti e gli indumenti lasciati dai banditi

27 giugno 2017
3 MINUTI DI LETTURA





[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:nuoro:cronaca:1.15540201:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/nuoro/cronaca/2017/06/26/news/matteo-boe-e-arrivato-a-lula-applausi-dai-vicini-e-dagli-amici-1.15540201]]REGGIO EMILIA. Nuove indagini, quasi 30 anni dopo, sul sequestro di Silvana Dall'Orto, moglie dell'industriale ceramico Giuseppe Zannoni, rapita il 19 ottobre 1988 a Casalgrande (Reggio Emilia) e liberata sull'Autocisa l'1 maggio '89, grazie a un riscatto di quasi 4 miliardi di lire. La Procura antimafia di Bologna ha indagato - dice il Resto del Carlino - 16 persone, tutte sarde salvo un piacentino, tra cui Matteo Boe (tornato in libertà domenica scorsa dopo aver scontato 25 anni di carcere e il cui nome compariva già negli anni '90 fra gli indagati) e ha disposto analisi per scoprire eventuali impronte digitali e tracce di Dna su oggetti e indumenti lasciati dai banditi, ripresi in esame dopo vari appelli della Dall'Orto a far luce sulle tracce genetiche con i metodi scientifici attuali. Se saranno rilevati elementi utilizzabili si passerà alla seconda fase, cioè l'eventuale comparazione con impronte e Dna degli indagati, già chiamati a un incidente probatorio il 1° marzo scorso dalla Dda.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:foto:1.15540344:MediaPublishingQueue2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/foto/2017/06/26/fotogalleria/dopo-25-anni-di-carcere-matteo-boe-torna-nella-sua-lula-1.15540344]]

Nell'incidente probatorio del 1° marzo, lo strumento con cui la giustizia cristallizza le prove prima di andare al processo, erano presenti davanti al gip Bruno Perla il pm Francesco Caleca, della Dda di Bologna, e i difensori dei 16 avvisati con l'ipotesi d'accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione in concorso (finora gli autori del sequestro sono rimasti ignoti), oltre a Francesca Corsi, legale della Dall'Orto. In quell'occasione il gip ha conferito ad un medico legale il compito di compiere analisi genetiche su tutto il materiale lasciato dai rapitori che la vittima aveva con sé quando fu rilasciata sul ciglio dell'A15: una maglia che i banditi le diedero la notte della liberazione per ripararsi dal freddo, un borsone, una tuta mimetica, una coperta e un paio di scarpe da ginnastica. Successivamente, a fine aprile, il gip ha nominato un collegio peritale, considerata mole e complessità del lavoro. A metà maggio c'è stato il primo incontro tra gli esperti. La prossima udienza si terrà il 25 ottobre.

Silvana Dall'Orto oggi ha 73 anni, il marito 79. La donna subì il sequestro a nemmeno due anni dalla morte del figlio: fu prelevata nella sua casa da alcuni banditi dell'Anonima sarda, ma la fine - mesi dopo - del lungo calvario non segnò il termine delle disavventure per la donna, che poco tempo dopo finì in carcere per nove giorni con l'accusa di essere stata complice dei sequestratori per estorcere un miliardo al cognato Oscar Zannoni, anch'egli imprenditore ceramico (scomparso nel 2009), che non pagò il riscatto. Al processo venne assolta ed ha poi ottenuto un risarcimento per ingiusta detenzione.

Nove anni fa Silvana Dall'Orto chiese, tramite i media, la riapertura delle indagini sul suo sequestro partendo dall'analisi di quei reperti: «penso che oggi - disse - si potrebbero fare molte cose riprendendo in mano quel materiale. Delle tracce ci devono essere per forza. E siccome in carcere ci sono persone condannate per altri sequestri e sospettate di aver avuto a che fare con il mio, si potrebbero cercare riscontri». Aggiunse il marito: «sono abbastanza convinto della giustezza della descrizione fatta da mia moglie: un uomo alto, due occhi di ghiaccio, incappucciato, bacino stretto. Un nome detto e ridetto dagli inquirenti. Di sicuro di tutti i rapitori sardi catturati per altri sequestri la polizia possiede il Dna».

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative