La Nuova Sardegna

Morto il regista Vittorio Taviani, con il fratello Paolo firmò "Padre Padrone"

Paolo e Vittorio Taviani con Gavino Ledda
Paolo e Vittorio Taviani con Gavino Ledda

Il dolore di Gavino Ledda: "Ho perso un amico, ricco di umanità e altruismo"

15 aprile 2018
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ROMA. E' morto a Roma, malato da tempo, il grande regista Vittorio Taviani, 88 anni, che con il fratello Paolo ha firmato capolavori della storia del cinema italiano da Padre Padrone (Palma d'oro a Cannes nel '77) a La Notte di San Lorenzo a Caos fino a Cesare deve morire (Orso d'oro a Berlino).

Liberamente tratto dall'omonimo romanzo autobiografico di Gavino Ledda, Padre Padrone racconta la vicenda di un giovane pastore e del suo dispotico capofamiglia in una Sardegna degli anni quaranta. Il genitore lo allontana dalla scuola e lo costringe a condurre, per dare sostentamento alla famiglia, il gregge al pascolo. Il giovane Gavino riuscirà ad allontanarsi dal mondo agropastorale e dal rude padre quando viene reclutato nell'esercito: qui impara a leggere e scrivere. Un riscatto che lo porta allo scontro con il genitore che vorrebbe continuasse a lavorare con le greggi. Il ragazzo però decide di affrancarsi definitivamente e lascia la Sardegna.

Gavino Ledda, ho perso un amico. "Ho perso un amico, una persona generosa, appassionata, affettuosa e colta". Gavino Ledda, l'autore del celeberrimo Padre padrone, portato al cinema dai fratelli Taviani che con quel film conquistarono quarant'anni fa la Palma d'oro al Festival di Cannes, piange così Vittorio Taviani, scomparso oggi a Roma.

Ledda e i due fratelli registi si erano recentemente rincontrati pochi mesi fa sul set del film "Dalla quercia alla palma, i quarant'anni di Padre padrone", backstage del film palma d'oro nel 1977. "Con Vittorio- racconta- era un piacere chiacchierare di qualsiasi argomento, dal cinema alla musica, lo ricordo sempre prodigo di consigli e incoraggiamenti. E ricordo che poco tempo dopo l'uscita del film, a Roma, ebbi una volta un malore: mi venne spontaneo chiamarlo. Lui, insieme a Paolo, si precipitò in albergo, portandosi dietro il suo medico e mi rimase vicino fino a quando non ripresi le forze. Ecco, in questo dettaglio apparentemente insignificante, ritrovo tutta l'umanità e l'altruismo di Vittorio".

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