La Nuova Sardegna

"Decreto dignità, grazie a Di Maio iniziano i licenziamenti"

"Decreto dignità, grazie a Di Maio iniziano i licenziamenti"

L'attacco frontale della senatrice Pd Bellanova: "I 5stella hanno creato solo precarietà"

24 settembre 2018
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ROMA. "Lo abbiamo detto quando il testo era semplicemente una bozza disarticolata, lo abbiamo ribadito in Commissione e in Aula, lo ripetiamo oggi: quello di Di Maio è solo un Decreto Precarietà", così la senatrice Pd Teresa Bellanova, ex sottosegretario allo Sviluppo economico, parlando del decreto dignità. «I dati che nuovamente oggi rimbalzano sulla stampa a conferma di quanto già annunciato dagli Osservatori economici, tra cui anche quelli minacciati dal Ministro, lo certificano nero su bianco - prosegue -. Quel Decreto ha un doppio effetto: impedire il rinnovo dei contratti a termine, mettere fuori gioco una platea enorme di lavoratori e lavoratrici contrattualizzati e tutelati, stimati in migliaia, seminare incertezza e panico tra le imprese, alimentare un meccanismo colpevolizzante e micidiale per cui tutta l'impresa italiana è sotto accusa».

«Solo chi non conosce il meccanismo complesso del mercato del lavoro e ha un visione dirigistica può costruire l'equazione più semplicistica del mondo e affermare che le aziende a questo punto possono assumere a tempo indeterminato - afferma Bellanova in un comunicato -. Certo che possono, e in questi anni grazie alle misure da noi messe in campo lo hanno fatto. Il punto adesso è l'assoluta incertezza e nebulosità prodotte da questo Governo dove mentre tutti litigano con tutti per portare acqua al proprio mulino, nessuno tra chi governa parla più di sistema-paese, di politiche industriali, di crescita e inclusione, di Mezzogiorno, di sostegno alle piccole e medie imprese, di lavoro di qualità, di innovazione e formazione. I 5Stelle produrranno solo un baratro fatto di precarietà, povertà, odio per le aziende e ricadute pesantissime per le generazioni future: questo significa portare l'Italia fuori dalla competizione internazionale, dai posti di testa conquistati in questi anni in settori strategici, dall'essere la seconda manifattura d'Europa. Qui la decrescita sarà solo infelicissima. Un disastro purtroppo annunciato».

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