Condannati a 16 anni i feritori di Manuel Bortuzzo
Riconosciuta la premeditazione. Amaro il giovane rimasto paralizzato: la sentenza non mi restituisce le gambe
ROMA. Un raid di morte premeditato. Una azione scellerata messa in atto con l'intenzione di uccidere. È il quadro in cui si è consumato il dramma del nuotatore Manuel Bortuzzo, raggiunto da un proiettile vagante la notte tra il 2 e il 3 febbraio scorso davanti ad un pub nel quatiere Axa, quadrante sud della Capitale.
Per questa vicenda oggi 9 ottobre il gup di Roma, al termine di un processo svolto con rito abbreviato, ha condannato a 16 anni di carcere gli autori di quel raid: Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano. Il giudice, accogliendo la richiesta del pm Elena Neri che aveva sollecitato una pena a 20 anni di carcere, ha riconosciuto la premeditazione facendo però cadere l'aggravante dei futili e abbietti motivi.
Una decisione forse legata al fatto che il blitz dei due condannati si colloca in un contesto criminale, in una sorta di guerra tra bande. L'atleta venne centrato da un proiettile sparato da Marinelli mentre era a bordo di un motorino con Bazzano. Lo sparo ha raggiunto Bortuzzo, che si trovava ad un distributore di sigarette con la fidanzata, alla schiena causandogli la paralisi.
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Amaro il commento di Manuel Bortuzzo. «La sentenza non cambia le cose: non mi restituirà certamente le gambe. In questo momento penso esclusivamente a riprendermi, consapevole che la giustizia debba fare il suo corso. Non mi importa sapere se chi mi ha fatto del male sia punito con 16 o 20 anni di prigione. Nessuna sentenza mi può fare ritornare come prima». Il giovane poi aggiunge. «Il mio sogno è tornare a camminare; mi sto impegnando ogni giorno per realizzarlo»