La Nuova Sardegna

Nuoro

nel vecchio santuario

Marina Secci e i suoi tesori: in mostra 150 rosari

Marina Secci e i suoi tesori: in mostra 150 rosari

NUORO. Nell’antica chiesa del 1600 di Nostra Signora delle Grazie, nel rione di Seuna, la collezionista Marina Secci, cura e gestisce una splendida mostra di 150 rosari, che è solamente una parte del...

21 novembre 2013
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NUORO. Nell’antica chiesa del 1600 di Nostra Signora delle Grazie, nel rione di Seuna, la collezionista Marina Secci, cura e gestisce una splendida mostra di 150 rosari, che è solamente una parte del prezioso “tesoro” costituito da 500 pezzi del quale è proprietaria. «La parola rosario come preghiera – spiega – ha origini medioevali ed etnologicamente richiama la posa della corona di rose posta sull’effige della Vergine. Rose che erano e sono il simbolo delle preghiere rivolte alla Madonna. Da qui l’idea di utilizzare una collana di grani come preghiera devozionale e contemplativa, a carattere litanico e reiterato, tipica del rito latino della Chiesa cattolica di quel tempo. Per la verità esistono ancora tante teorie riferite a questo genere di devozione, diventata la preghiera preferita da milioni di cattolici di tutto il mondo». Marina Secci, attraverso le sue ricerche, ha accertato che furono gli Ordini religiosi dei Francescani e dei Domenicani, tra il 1200 e il 1300, a curare la diffusione della preghiera col rosario. Si compone di una collana di 5 gruppi (chiamate poster o decine) con 10 grani, separati tra loro da un grano singolo. La collana è chiusa da una medaglietta detta “crociera” o “spartitore”, a cui è attaccato un pendente composto da ulteriori grani, per poi terminare con un crocifisso o una medaglietta. «I 10 grani – spiega la collezionista – sono per le Ave Maria e i grani singoli per i Pater Nostro che vengono recitati unitamente alla meditazione dei “Misteri”. La pratica e all’abitudine di contare le preghiere con una cordicella annodata, era già diffusa nei secoli dopo Cristo, ai tempi dei monaci del deserto che vivevano da eremiti, e comunque nell’epoca antecedente alle Crociate». La cosa straordinaria è costituita dalla mostra di tanti bellissimi rosari ordinatamente esposti in eleganti teche e sulle pareti del santuario intitolato alla Vergine delle Grazie. Si tratta di uno strumento di preghiera che ha anche il valore e il sapore di un “gioiello”. Ciò che incanta fedeli e non, è la preziosità della composizione materiale del rosario, spesso impreziosito da pietre e grani di diversa fattura e taglio, che in qualche misura rivelano l’origine e il Paese di provenienza. Insomma la mostra delle “collane” con le quali si chiede, attraverso la preghiera, il conforto del Cristo o della Vergine, riesce a scuotere la coscienza del buon cristiano e ad emozionare quanti amano le cose belle ed artistiche. (a.b.)

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