La Nuova Sardegna

Nuoro

Assalto al portavalori, chiesto rinvio a giudizio

di Valeria Gianoglio
Assalto al portavalori, chiesto rinvio a giudizio

La Procura vuole il processo per Angelo Demontis, rimasto ferito nel colpo Il giudice ha disposto tuttavia una perizia preliminare per l’unico indagato

03 marzo 2014
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NUORO. Tre anni fa, il primo dicembre 2011, pochi minuti dopo l’assalto, il km 84 e 500 della statale 131 dcn, all’altezza di Monte Pitzinnu, sembrava la scena madre di un film western di Sergio Leone in chiave riveduta, aggiornata e corretta. Pezzi di lamiera sparsi per tutto l’asfalto della statale, un furgone portavalori speronato da un furgone Ford Transit spuntato fuori all’improvviso da una stradina rurale, due corsie invase dai rottami, a poca distanza, vicino a un distributore di benzina, un giovane abbandonato sul bordo della carreggiata sanguinante e senza sensi, tre guardie giurate ferite. E un tappeto di bossoli al posto dell’asfalto.

Avrebbe dovuto essere il colpo del secolo, per chi lo aveva progettato con cura dai mesi precedenti, e invece, quella fredda mattina di dicembre, era tutto naufragato tra feriti e fuggiaschi per una sequenza di errori da manuale, a cominciare dal momento scelto per lo “speronamento”. Alla fine, anche uno dei presunti componenti del gruppo del gruppo di fuoco, era finito in ospedale con traumi sparsi e piuttosto seri.

Ci sono voluti tre anni di indagini e analisi, dunque, ma in questi giorni, la Procura di Nuoro ha chiesto il rinvio a giudizio per l’unico indagato sul quale, finora, sono stati accumulati indizi pesanti. Si tratta proprio di quell’Angelo Demontis, 40 anni, di Escalaplano, che il primo dicembre di tre anni fa, era stato trovato sanguinante e in stato di semi-incoscienza vicino a un distributore di benzina della Nuoro-Siniscola. Per curare le ferite post assalto è stato a lungo in ospedale, Angelo Demontis. Tanto che l’ordine di custodia cautelare, per la rapina sulla 131 dcn, gli era stato notificato a fine febbraio 2012, proprio mentre era ancora degente.

Ma è proprio attorno alle sue condizioni di salute che da adesso in poi si giocherà la vera battaglia. Perché la Procura ne ha chiesto sì, il rinvio a giudizio per l’assalto al portavalori, ma prima di definire questo aspetto, il gip vuole capire se Demontis sia o meno capace di partecipare in modo consapevole al processo. E bisogna capirlo prima che ne venga definito il destino giudiziario. La Procura, dal canto suo, ha atteso a lungo, in questi anni, che Demontis parlasse e rivelasse agli inquirenti tutti i dettagli dell’assalto, e in particolare, ovviamente, i nomi dei suoi complici o presunti tali. Ma sinora, Demontis, ha scelto la linea del silenzio. O forse le ferite riportate durante la rapina sono state così importanti da procurargli danni permanenti alla memoria e non solo. Certo è che finora, Angelo Demontis, agli inquirenti non ha fatto alcun nome.

Nei prossimi giorni, tuttavia, sarà un perito nominato dal gip a stabilire con precisione le sue condizioni di salute e il suo stato mentale. Solo il perito, insomma, potrà dire se Demontis è o meno in grado di partecipare in modo consapevole al giudizio.

Per la Procura lo è, e gli indizi accumulati sino a questo momento nel corso dell’inchiesta sono sufficienti per processarlo con l’accusa di essere uno dei sette componenti di quel gruppo di banditi che il primo dicembre del 2011 avevano tentato il colpaccio. Secondo la ricostruzione dell’accaduto, tutto, tre anni fa, era cominciato alle 7.20 del mattino. Quando il conducente del portavalori dell’istituto di vigilanza Sardegna, che sta trasportando 50mila euro di contante destinato al Banco di Sardegna di Siniscola, si vede spuntare all’improvviso da una stradina sterrata laterale il muso di un Ford Transit. Tenta di evitare l’impatto, ma non riesce: il portavalori, nonostante la botta, continua la sua corsa per circa 100 metri, mentre il Ford Transit dei banditi si accartoccia. Secondo gli investigatori, al posto di guida, c’era proprio Angelo Demontis. Che viene subito caricato dai complici e abbandonato poi, sanguinante, pochi chilometri più avanti.

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