La Nuova Sardegna

Nuoro

Esplode la rabbia dei tessili Verso lo sciopero generale

di Tito Giuseppe Tola
Esplode la rabbia dei tessili Verso lo sciopero generale

Corteo lungo le vie della città per chiedere lavoro e più attenzione per il territorio «Siamo nate e morte col calzificio, non vogliamo arrenderci alla disoccupazione»

06 novembre 2014
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NUORO. La rabbia dei tessili ha acceso la protesta di un autunno caldo che parte da Nuoro e segna l’inizio di una grande mobilitazione che a breve coinvolgerà tutte le categorie. Ieri gli ex lavoratori delle aziende tessili di Macomer, Ottana e Siniscola hanno aperto la stagione delle lotte per i lavoro che presto porterà a uno sciopero generale di tutte le categorie e dell’intera provincia. La manifestazione che si è svolta ieri a Nuoro è partita quasi in sordina dal Quadrivio, dove c’erano poco più di duecento lavoratori collocati da anni in mobilità. Il corteo si è ingrossato con l’arrivo di molti ritardatari. In via Deffenu, prima di arrivare al palazzo della Provincia, erano quasi cinquecento. Lungo il percorso sono stati scandito slogans contro il Governo e la Regione, del tutto assenti nella crisi che ha messo in ginocchio la provincia di Nuoro. Luisella Pisanu di Bosa, ex operaia Alsafil, Sara Ziulu di Aidomaggiore, ex calzificio col marito cassintegrato Legler, e Stefania Sanna di Macomer, ex Queen, hanno raccontato con due battute la loro storia professionale. A 18 anni sono state assunte nel calzificio dove speravano di poter lavorare per sempre. «Come lavoratrici – hanno detto – siamo nate e morte col calzificio. Abbiamo figli da mantenere e qualcuna ha il marito che lavora di tanto in tanto. Aspettiamo che apra qualche attività. Questa è l’unica speranza». Romolo Mannea di Macomer, ex operaio Legler, spiega che la manifestazione serve per salvare una vertenza addormentata. «La gente si è stancata del silenzio e di una situazione che peggiora di giorno in giorno – ha raccontato –, togliere gli ammortizzatori sociali in deroga significa lasciare la gente alla fame in un territorio dove non c’è nessuna prospettiva di lavoro». Più chiari e sintetici alcuni ex operai della Ros Mary di Siniscola che hanno detto di vedere una sola prospettiva nel loro futuro: famene (fame). Tanti i sindaci scesi in piazza con i lavoratori. C’erano quelli di Ottana, Macomer, Bortigali, Siniscola, Nuoro, Orune, Olzai, Lodine e molti altri. «Macomer e la Sardegna centrale – ha detto il sindaco di Macomer, Antonio Succu, – attraversano una crisi gravissima. Per rilanciare l’economia di questa zona serve una fiscalità di vantaggio. Il tessile non è morto, ma va bloccata la svendita delle macchine». Rocco Celentano, sindaco di Siniscola, ha auspicato che la Regione inserisca i lavoratori in progetti speciali utili per il territori e le amministrazioni locali. Ha poi fatto notare l’assenza dei consiglieri regionali. «Il mondo del lavoro è vivo – ha detto – ma i rappresentanti del territorio in Regione sono assenti». Francesco Caggiari, sindaco di Bortigali, ha fatto notare che a metterci la faccia con i cittadini sono sempre i sindaci. «Siamo parafulmini del malumore della gente e lo controlliamo – ha spiegato –, ma con quello che sta accadendo ai tessili saranno a rischio l’ordine sociale l’ordine pubblico». Il sindaco di Ottana, Gian Paolo Marras, ha spiegato che la manifestazione di Nuoro ha portato in piazza il malessere dei lavoratori e soprattutto quello delle famiglie. «Siamo qui per manifestare un forte disagio – ha sottolineato –, ma non dobbiamo fermarci a questa manifestazione». I sindacalisti, intanto, preparano un grande sciopero generale. Michele Fele, segretario Cisl, ha annunciato che si farà presto. Jose Mattana, Katy Contini e Maria Grazia Angius, segretari dei tessili Cgil, Cisl e Uil, hanno parlato di manifestazione riuscita e spiegato che i lavoratori non chiedono assistenza ma risposte in termini di lavoro. Dopo una breve tappa nel palazzo della Provincia, la manifestazione si è conclusa con un incontro in Prefettura.

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