La Nuova Sardegna

Nuoro

«Il carcere non diventi un lager»

«Il carcere non diventi un lager»

Macomer, perplessità sull’ipotesi di ospitare i migranti nella struttura

17 giugno 2015
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MACOMER. Se l’ipotesi denunciata dal deputato di Unidos Mauro Pili di utilizzare il carcere di Macomer per accogliere i disperati che scappano da guerre, dittature e persecuzioni dovesse trovare conferma, si porrebbero tutta una serie di problemi, a partire dalla dimensione e dalle caratteristiche della struttura, nata per accogliere detenuti e modificata per garantire la massima sicurezza, non certo per ospitare con dignità chi scappa dall’inferno. A Macomer la notizia, diffusa con un comunicato del parlamentare, è stata accolta con una certa incredulità. Nessuna reazione razzista, semmai perplessità per un tipo di accoglienza che saprebbe di lager. Mauro Pili ha denunciato che «il tutto passa attraverso una comunicazione in codice tra ministeri: liberare entro pochi giorni le strutture carcerarie chiuse di Iglesias e Macomer» e altre carceri. Macomer dovrebbe accogliere da 300 a 400 immigrati in un complesso che aveva una capienza 46 detenuti, uno per cella, mentre la capienza tollerabile era di 92.

Perplessità, ma nessun rifiuto anche dal Comune «Siamo sempre stati solidali con tutti e sempre lo saremo – ha scritto in una nota il sindaco Antonio Succu – , riteniamo però che la Sardegna debba essere messa in condizioni di fare una sua politica in merito, con specifiche risorse umane e finanziarie e con l’esercizio dei poteri necessari ad affrontare un problema così delicato e complesso in termini umani e organizzativi. Inutile dire che se oggi avessimo uno Stato Sardo costruito per fare il bene di tutti i suoi cittadini, vecchi e nuovi, la situazione sarebbe diversa. Purtroppo, invece, ancora una volta subiamo decisioni imposte da Roma. Ci relazioneremo con il Governo regionale per le strategie di merito, ma è chiaro che la solidarietà va declinata anche in termini di dignità, tanto per le persone da accogliere quanto chi le accoglie. Non vogliamo campi profughi o l’utilizzo inappropriato di strutture come il carcere, per il quale abbiamo altri progetti. Nel Marghine è presente un tessuto di cooperazione sociale di primo livello che può dare un grande contributo, ed eventualmente soluzioni logistiche più appropriate». (t.g.t.)

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