La Nuova Sardegna

Nuoro

Il segretario del Pd: «Mi dimetto, questo non è il mio partito»

di Pier Luigi Piredda
Il segretario del Pd: «Mi dimetto, questo non è il mio partito»

Antonio Arghittu ha inviato una lettera a Soru e Guerrini «Solo un involucro dilaniato dagli interessi delle correnti»

12 luglio 2015
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NUORO. Ha provato a resistere. Ha tentato una ricomposizione politica di quel che rimaneva delle macerie di un partito che si è liquefatto alle recenti elezioni comunali, ma che si era autocandidato alla distruzione nel periodo pre-elettorale tra dispetti, scontri tra correnti, ricorsi e contro-ricorsi. Antonio Arghittu ci ha provato a restare al timone anche dopo la tempesta elettorale del 14 giugno, che ha spazzato via quel che rimaneva del Partito democratico nuorese. Ha provato a percorrere tutte le vie statutarie, ma alla fine è stato costretto alla resa. E così ha preso carta e penna e ha scritto una circostanziata lettera al segretario regionale Renato Soru e al vicesegretario nazionale e responsabile dell’organizzazione del Partito democratico, Lorenzo Guerrini, nella quale ha ripercorso la storia del partito a Nuoro negli ultimi mesi e concluso rassegnando le dimissioni dalla carica di segretario provinciale.

«All'indomani della mia elezione ho preso atto che sussistevano difficoltà enormi nel gestire anche l'ordinaria amministrazione. Il partito era un semplice involucro, molti dirigenti andati via, le sedi nei paesi chiuse, la dialettica politica inesistente – ha sottolineato Antonio Arghittu –. Era bloccato il confronto sui contenuti e premiata la fedeltà di filiera, emarginate e inascolate la voci dissonanti rispetto alle correnti. Ho sempre pensato che il partito potesse aprirsi, essere inclusivo, recuperare nuove energie ed essere un punto di riferimento sociale per il territorio. E animato da grande speranza, ho cercato di prendere contatti con il territorio e con i circoli: inutilmente.

«Il segretario che dovrebbe rappresentare l'intero partito – ha insistito Arghittu – non è percepito come un organo super partes, perché non esiste il partito come istituzione ma è solo un coacervo di correnti miopi che ostacolano il dialogo. Mi spiace dover rappresentare questa realtà, ma il partito nell'accezione più alta del termine, quella in cui ho sempre creduto, non esiste. Esistono invece oligarchie competitive ristrette, che dopo aver messo su radici inestirpabili, si scatenano in polemiche sterili al fine di mantenere un controllo rigido sui dirigenti di specifica appartenenza. In una situazione di belligeranza continua, in cui regna l'anarchia, con la volontà di preservare lo status quo, procrastinare ogni possibile cambiamento che non sia dettato dalla necessità di soddisfare i bisogni primari di correnti fameliche e impedire la creazione degli organismi vitali del partito. Ho dovuto purtroppo registrare – ha insistito con amarezza il segretario del Pd nuorese – l’impossibilità di aprire il partito per il prevalere delle lotte interne, l’assenza di dialettica politica, l’incapacità di ascolto della popolazione in grave difficoltà, in un periodo storico in cui il partito è chiamato a assolvere a un compito di guida e rilancio dell’economia. E poi – ha aggiunto Arghittu con preoccupazione – la riduzione drastica degli iscritti a Nuoro: dai 1400 nel 2013 ai 200 circa del 2014. E in provincia la situazione è altrettanto negativa»

Antonio Arghittu ha resistito per alcuni giorni, ha incassato le dimissioni (poi rientrate per il momento) del segretario cittadino Francesco Manca, con il quale aveva cominciato quel percorso virtuoso che ha deciso di interrompere con questa lettera. E alla fine ha scelto di informare le segreterie del Pd per spiegare i motivi della debacle. Una crisi che ha dovuto gestire con enormi difficoltà e alla fine si è anche caricato sulle spalle una sconfitta che ha invece radici antiche.

«Ho ravvisato un’assenza totale di organizzazione, sedi chiuse e circoli surrettiziamente utilizzati per mere finalità congressuali. Un partito che è un vuoto contenitore, incapace di imprimere una svolta, compresso com'è dalle lacerazioni interne – ha concluso il segretario provinciale –. Nei paesi chiamati al voto in cui erano impegnati i profili istituzionali più autorevoli del Pd si sono consumate le sconfitte più eclatanti: Sorgono, Orgosolo, Mamoiada, Borore, Olzai, Oliena, Orani. Diretta conseguenza delle divisioni interne. E ancora: la mancata presentazione della lista Pd del circolo di Oliena, mentre a Orani, la lista non ha raggiunto il quorum determinando il commissariamento del paese come accaduto ad Austis, dove non è stata presentata alcuna lista».

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