La Nuova Sardegna

Nuoro

Ogliastra in rivolta contro il Piano sanitario

di Claudia Carta
Ogliastra in rivolta contro il Piano sanitario

Sindaci e operatori sanitari: «Non sono state considerate la specificità del territorio e le distanze»

07 agosto 2015
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LANUSEI. Giù le mani dalla sanità ogliastrina. Più che un grido, è il coro unanime che si solleva da un territorio che, in termini di disagio sociale e mancanza di servizi, paga già uno scotto altissimo. La levata di scudi arriva dalla conferenza socio sanitaria dell’Ogliastra, riunitasi nell’aula magna dell’ex Provincia, a Lanusei. Attorno al presidente e sindaco di Jerzu, Roberto Congiu, i colleghi sindaci degli altri 22 paesi. Con loro, il commissario della Asl n. 4 di Lanusei, Federico Argiolas, l’amministratore straordinario della Provincia, Maria Gabriella Mulas, il direttore sanitario, Grazia Cattina, il presidente dell’Associazione cardiopatici ogliastrini, Francesco Doneddu, il personale medico e i dirigenti della sanità privata. Insieme per dire no.

Il confronto sulla delibera di Giunta regionale n. 38 – relativa alla riorganizzazione della rete ospedaliera – è lucido e pacato, ma i toni sono perentori, soprattutto se si parla di intaccare quello che Giannino Deplano, primo cittadino di Ussassai, indica come diritto primo: la salute. «Il documento non tiene conto delle specificità territoriali. L’Ogliastra non può pagare i disastri e le pecche dei grandi ospedali».

I numeri. Quelli stampati sull'allegato alla delibera redatta dall'assessorato alla Sanità parlano di bacini di utenza e dati demografici: valori standard che vanno da 150 a 300mila abitanti. L’Ogliastra risponde con le sue 58mila anime, ma non ci sta a essere relegata a sistema sanitario di serie B, perché – tuonano a Lanusei – tutti i cittadini sono uguali davanti alla malattia e deve essere garantito un livello di sicurezza ottimale.

«I parametri numerici esposti nella delibera sono calcolati sulla base della normativa nazionale e pertanto risultano inapplicabili in un territorio quale quello sardo e, nella fattispecie, quello ogliastrino, per via della particolare conformazione geografica e del sistema viario esistente che rende oltre modo complessi gli interventi sanitari tempo-dipendenti», a sottolinearlo, tra gli altri, anche l’ex presidente della Provincia, Bruno Pilia. I calcoli son presto fatti: basti pensare che, da Nuoro, l’Ogliastra è raggiungibile in meno di un’ora solo per 3 comuni; per 20, i tempi passano a oltre un’ora e, addirittura, per 3 la percorrenza arriva a un’ora e mezza. La posta è davvero troppo alta e non è pensabile perdere ciò che è stato costruito nell'arco degli ultimi 30 anni. «È inutile che si parli di un’operazione chirurgica ben fatta, se il paziente muore», ha commentato Massimo Cannas, sindaco di Tortolì.

E l’Ogliastra rischia di morire sotto i bisturi di Cagliari. Un disastro. Eppure i livelli di qualità e di eccellenza dell’ospedale di Lanusei lo inquadrano quale centro di primo livello. Altro no: quello al declassamento a “ospedale di base” che porterebbe alla perdita dei servizi attualmente erogati. Impensabile scendere al di sotto dei 180 posti letto: un’integrazione tra sanità pubblica e privata ripartisce già la misura, attribuendo 120 unità al “Nostra Signora della Mercede” di Lanusei e 60 alla casa di cura convenzionata “Tommasini” di Jerzu. I soldi? La sanità ogliastrina si accolla tutte le spese.

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