La Nuova Sardegna

Nuoro

Anteprima con la sfilata delle maschere

di Francesco Pirisi
Anteprima con la sfilata delle maschere

Grande folla nel cuore della città per assistere alle esibizioni dei gruppi carnevaleschi che hanno fatto impazzire i turisti

23 agosto 2015
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NUORO. Un pezzo di carnevale sardo sfila al Redentore, nell’anteprima della processione dei costumi di questo pomeriggio. L’antipasto vale molta parte del banchetto di colori e danze, di cui la sagra nuorese è espressione da oltre un secolo, trainata dall’attenzione per il simbolo della cristianità in cima all’Ortobene. I figuranti sono all’altezza della ricorrenza. Perché non può essere se non visibilio quando, passato il vociare dell’attesa, esplode l’entusiasmo per i segnali ancora lontani dei Tamburini e Trombettieri di Oristano, che da secoli accompagnano la giostra equestre della Sartiglia. Il rullo del tamburo è musica che lega pubblico e protagonisti: «È sempre una bella emozione essere presenti al Redentore», dice Gianluca, che con il giubbetto rosso è dentro la lunga schiera del gruppo campidanese. Il salto verso il cuore della Sardegna, con le maschere nere, quelle immolate per domandare gli auspici del dio pagano, arriva con i Boes e Merdules di Ottana. La figura umana scuote e pungola l’animale, con l’irritualità di qualcosa di agreste e non incline alla regola, che nella sfilata nuorese diventa come più sereno, quasi che si volesse accorciare il distacco tra due fedi che s’incontrano nell’omaggio alla tradizione. Pelli di pecora, chili di campanacci, maschere di pero selvatico che si agitano in quelle sagome. Elementi che tornano nei Colonganos di Austis, gli Scruzzonis di Siurgus Donigala, i Mamuthones del gruppo “Atzeni-Beccoi” di Mamoiada. In mezzo la melodia di ballo dei Tamburinos di Gavoi, con “pipiolu”, “sonette” e “triangulu”. Giovani e vecchi orchestrali della ricorrenza invernale, viva e forte nel paese del lago, che per la trasferta nuorese richiama anche i figli emigrati. Lo è Nanni Rocca, che a Oristano sforna dalla fucina di via Figoli il meglio della tradizione orafa sarda, a iniziare dagli amuleti della buona sorte. La sfilata è segnata da tante maschere di giovanissima età. Da Sindia, con Sos Traigolzos, arriva Cristian che porta una delle catene del gruppo, con la quale dice di «trascinare in mare le anime, per una loro purificazione». Con i “pezzi” più spessi in mano agli adulti, vestiti di orbace, il rumore sordo diventa un fischio che aggiunge allegria alla festa. Alessandro e Samuele, da Mamoiada, 10 anni in due, vestiti da “issohadores” sono gli ultimi rametti di una radice che unisce spiritualità e cultura.

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