La Nuova Sardegna

Nuoro

Crollo dei redditi, città in controtendenza

Crollo dei redditi, città in controtendenza

Un’inchiesta del Sole 24 Ore rileva un calo del gettito fiscale in provincia dal 2008 a oggi, ma Nuoro registra segnali positivi

27 agosto 2015
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NUORO. Sull’onda della crisi che si trascina dal 2008, calano vistosamente i redditi dei sardi, rivela un rapporto appena pubblicato dal Sole 24 Ore. In questo lasso di tempo, gli abitanti della provincia di Nuoro hanno perso il 2,48 per cento del proprio guadagno, così che il reddito medio pro capite (riferito al 2013, cioè alle dichiarazioni presentate lo scorso anno) si attesta a 15mila 336 euro, e si conferma tra i più bassi in Sardegna (primeggia Cagliari con 19mila 445 euro). Sin qui il dato provinciale, ma in città la situazione è leggermente diversa. I dati forniti sempre dal Sole 24 Ore attribuiscono al capoluogo un reddito imponibile medio di 19mila 211 euro. A fronte di una popolazione di poco superiore ai 37mila abitanti, i contribuenti in città sono 24.210 (ma il totale di coloro chiamati a versare l’Irpef è 23.448, fonte ministero delle Finanze). Molti di questi sono pensionati: esattamente un terzo, cioè 8778, dunque in linea con le statistiche nazionali. Oltre la metà dei contribuenti è costituita da lavoratori dipendenti: sono ben 12152. Il resto è costituito da lavoratori autonomi e titolari di imprese.

Il segno della crisi. Per quanto riguarda le fasce di reddito, il maggior numero di contribuenti fa parte del secondo scaglione Irpef, con una trattenuta del 27 per cento. In questa fascia, che va dai 15mila ai 26mila euro lordi, troviamo 7506 cittadini. Segue, ed è un dato che dà la misura della crisi che grava sul territorio, la fascia che non va oltre i 10mila euro, della quale fanno parte 6886 cittadini, mentre sono 2983 i contribuenti che dichiarano un reddito tra i dieci e i quindicimila euro. Sono infine 144 i cittadini che dichiarano introiti pari o inferiori a zero.

Nutrita anche la fascia di contribuenti situata tra i 26mila e i 55mila euro lordi: 5464 cittadini rientrano nel gruppo il cui reddito è tassato progressivamente sino al 38 per cento. Per quanto riguarda gli scaglioni superiori, il numero dei contribuenti si riduce decisamente, ed è costituito in larghissima parte da lavoratori dipendenti. Dichiarano redditi tra i 55mila e i 75mila (aliquota Irpef al 41%) 471 cittadini, e appena 369 contribuenti si collocano nella fascia che va dai 75 ai 120mila euro (Irpef al 43%). E oltre i 120mila euro? Sono appena 77 i nuoresi che dichiarano redditi di questa entità o superiori: insieme denunciano guadagni per 13 milioni di euro circa. Complessivamente, a fronte di un imponibile di 465 milioni di euro, l’Irpef pagata dai cittadini nuoresi ammonta a 90 milioni (e riguarda 18.971 cittadini sul totale dei contribuenti). I redditi dei fabbricati infine ammontano a circa 13 milioni.

Quinti nell’isola. Tornando al reddito dichiarato (sempre nel 2014 e relativo al 2013), con 19mila euro pro capite Nuoro è al quinto posto nella classifica regionale, capeggiata da Cagliari. Un dato che registra addirittura un incremento dell’1,2 per cento rispetto all’anno precedente.

Dando uno sguardo alla provincia, tra i 52 comuni dell’area nuorese il fanalino di coda resta Onanì, con poco più di ottomila euro di reddito medio. Reddito che comunque è cresciuto del 2 per cento rispetto al 2013, così come nel resto della provincia. Sono pochi infatti i comuni che registrano una diminuzione rispetto all’anno precedente. Alcuni, come Birori, hanno un insolito trend di crescita (3,2 per cento), tale da farne il terzo comune con il reddito pro capite più alto della provincia, con 15mila 567 euro. Il secondo è Macomer, con 16mila 812. A seguire, tra i primi dieci troviamo Sorgono, Tonara, Oliena, Orosei, Meana Sardo, Aritzo e Olzai. Il dato che balza agli occhi è che, se si esclude Orosei, sono tutti comuni dell’interno, e in maggioranza di zone montane svantaggiate, su cui grava il fenomeno dello spopolamento. Un segnale di speranza, dunque, o più semplicemente il fatto che nei più fortunati paesi costieri, in qualche caso, può essere maggiore l’evasione fiscale. (p.me.)

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