La Nuova Sardegna

Nuoro

Gli autotrasportatori del marmo chiedono strade più sicure

di Homar Farina
Gli autotrasportatori del marmo chiedono strade più sicure

Ogni giorno con mille disagi percorrono le vie provinciali «Manca la manutenzione, i pericoli sono ovunque»

18 dicembre 2015
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SINISCOLA. Sono pronti a dare battaglia per una migliore viabilità nelle strade della Baronia, gli autotrasportatori che transitano per Orosei, in direzione delle aree portuali di Olbia e Cagliari. Gli automezzi, di stazza superiore alle 35 tonnellate, che periodicamente svolgono viaggi per conto delle cave estrattive oroseine, si trovano infatti a doversi divincolare tra una serie di divieti che comportano l'allungamento del tragitto, con importanti aumenti dei costi a loro carico, oltre al dilatamento dei tempi di consegna. «Uno dei punti più critici – spiega Franco Murru, del consorzio trasportatori siniscolesi – è il triangolo Orosei, Galtellì, Irgoli che, per chi deve raggiungere la 131 dcn in direzione Cagliari, presenta una serie di divieti che ci costringono a rientrare a Siniscola per imboccare la superstrada, anziché transitare la più agevole Sp 25. Stesso problema nella zona di Siniscola e Posada in direzione Olbia. Le alternative – conclude il camionista – sarebbero quelle di eludere i divieti, sobbarcandoci il costo delle sanzioni amministrative o rischiare, percorrendo la Ss 129 che non è certo adatta a contenere la stazza dei nostri mezzi, presentando seri problemi di sicurezza stradale».

Ad essere allarmato per la situazione di disagio anche Giuseppe Ena, presidente del Cts, il quale fa presente che occorre al più presto trovare delle alternative, «perché l'allungamento dei percorsi grava troppo sulle nostre tasche, che siamo lavoratori in proprio. Alcune giornate di lavoro le portiamo a termine senza aver guadagnato nulla». È lo stesso presidente a far notare che anche la segnaletica di divieto viene posizionata in maniera superficiale, specie nelle zone di Siniscola, La Caletta e Posada, creando disagi anche ai trasportatori che vengono dal continente. «In alcune arterie – dice Giuseppe Ena – il divieto lo si ritrova una volta che la strada è già stata imboccata e vi lascio immaginare cosa significhi riuscire a fare una manovra di rientro con un autoarticolato. Noi siamo ben felici, per una serie di motivi, a non transitare all'interno dei centri abitati, ma occorre che almeno le strade a noi consentite vengano rese sicure e segnalate a dovere anche sulle mappe».

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