La Nuova Sardegna

Nuoro

Ottana Energia, una bomba a orologeria

di Federico Sedda
Ottana Energia, una bomba a orologeria

L’allarme dei sindaci dell’area consortile per le immediate ripercussioni sul tessuto socio-economico del territorio

20 dicembre 2015
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OTTANA. L’allarme per le ripercussioni negative che ricadrebbero sul tessuto socio-economico del Nuorese a causa della paventata chiusura della centrale termoelettrica di Ottana Energia è stato fatto proprio dal neo presidente del Consorzio industriale della provincia di Nuoro, Piero Guiso, e dai sindaci dell’area consortile di Ottana, Macomer, Noragugume, Bolotana, Siniscola, Lula e Galtelli. In una nota inviata al prefetto di Nuoro, Ninni Meloni, e all’assessore regionale all’Industria, Maria Grazia Piras, Piero Guiso e i sindaci Franco Saba (Ottana), Antonio Onorato Succu (Macomer), Federico Pirosi (Noragugume), Francesco Manconi (Bolotana), Rocco Celentano (Siniscola), Mario Calia (Lula) e Giovanni Santo Porcu (Galtelli) esprimono tutta la loro preoccupazione per l’effetto domino che travolgerebbe l’intero settore produttivo del centro Sardegna.

«I sindaci dei comuni facenti parte della rappresentanza del Consorzio industriale di Nuoro – si legge nella nota inviata anche al presidente della giunta regionale, Francesco Pigliaru, e all’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda – esprimono la più grande preoccupazione per le notizie circolate negli ultimi giorni circa la decisione di Terna di confermare la revoca del regime di essenzialità alle centrali sarde tra cui la centrale termoelettrica di Ottana Energia. Se tale scelta dovesse essere confermata, le conseguenze sarebbero gravissime. Dal riconoscimento dell’essenzialità dipende, infatti, il complesso apparato industriale fatto di persone, infrastrutture e competenza che ha per la Sardegna centrale un insostituibile valore economico oltre che occupazionale. La chiusura della centrale di Ottana – osservano i primi cittadini e il presidente del Consorzio – darebbe il colpo di grazia a un territorio che già affronta un inarrestabile declino dopo la fine dell’industria tessile e rappresenterebbe la pietra tombale sul piano economico e sociale. Dalla centrale elettrica dipendono, infatti, anche le prospettive della chimica e il futuro del consorzio di comuni da noi rappresentato».

Il pacchetto di proposte messo in campo per il rilancio di Ottana coinvolge anche la filiera chimica del Pet che mette insieme le aree industriali del centro Sardegna e di Sarroch.

«Tutto questo – sottolinea il documento – non si concretizzerebbe se la centrale dovesse chiudere provocando l’abbandono della multinazionale Indorama e del suo prospettato investimento di rilancio».

Il disastro industriale trascinerebbe nel baratro anche le altre realtà produttive e lo stesso abitato di Ottana che utilizzano i servizi di pubblica utilità, quali l’acqua, l’energia elettrica e la depurazione dei reflui. I sindaci criticano le incertezze della Regione sulla soluzione da dare alla mancanza del gas in Sardegna.

«Ricordiamo alla giunta – si legge nella nota – che l’uscita dal consorzio Galsi è del febbraio 2014 e ancora si sta dissertando su tubo o non tubo dalla Toscana senza nulla di deciso se non convegni di parole senza alcuna concretezza». Un attacco frontale viene rivolt, pur senza nominarla, all’assessore all’Industria, Maria Grazia Piras. «L’assessorato preposto – scrivono sindaci e Consorzio – non ha affrontato la questione con la dovuta preparazione e decisine nei confronti del governo nazionale, lasciando colpevolmente ad altri assessori e alla presidenza della giunta il sostegno delle nostre ragioni». Infine, l’allarme con un’accusa durissima: «In questo momento di assenza colpevole, vi rimettiamo la responsabilità politica, avvisandovi sui rischi circa la tenuta sociale del territorio, a cui ogni giorno, noi e non voi, siamo chiamati a rispondere». Frammenti di una bomba sociale pronta ad esplodere.

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