La Nuova Sardegna

Nuoro

Delitto Sella, 18 anni per l’amico Gungui

di Valeria Gianoglio
Delitto Sella, 18 anni per l’amico Gungui

Si chiude con una condanna in abbreviato il processo per l’omicidio del giovane di Mamoiada nel settembre 2008

02 febbraio 2016
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NUORO. «Dura. È stata molto dura, tutti questi anni. Dico solo che mio figlio aveva 23 anni e meritava giustizia. E oggi è arrivata». Pochi minuti dopo aver appreso della sentenza che ha condannato a 18 anni il suo giovane compaesano Marcello Gungui per l’omicidio dell’amico Danilo Sella, Francesca Piu ha la voce e il volto di una mamma che ha atteso troppo tempo per vedere la fine di un incubo. Una lunga odissea personale e giudiziaria, fatta di inchieste che rischiano di finire archiviate e di gip che, invece, si oppongono con fermezza e stabiliscono che il processo ci debba essere eccome.

Ed è così che poco dopo le 16 di ieri, nell’aula gup al quarto piano del Palazzo di giustizia, si chiude, almeno in primo grado, la vicenda giudiziaria nata dalla morte di un ragazzo. Quel ragazzo si chiamava Danilo Sella, aveva 23 anni, e viveva a Mamoiada insieme alla mamma Francesca Piu, al papà e ai suoi familiari. Il 18 settembre del 2008 il corpo del giovane Danilo viene trovato nelle campagne di Su Frau, vicino al paese, con il volto straziato da una fucilata, e a Mamoiada nessuno riesce a capire chi e per quale ragione possa averlo ucciso. I genitori, i parenti, gli amici, non si danno pace e una marea sterminata di persone lo accompagna, per l’ultimo saluto, fino al cimitero.

Passano i giorni, i mesi, gli anni, i carabinieri fanno le loro indagini, sentono i testimoni, dispongono pedinamenti e intercettazioni, ma l’inchiesta, nonostante tanto lavoro e impegno investigativo, non approda alla svolta attesa. Alcuni nomi finiscono nel registro degli indagati ma escono di scena abbastanza presto dall’inchiesta: evidentemente gli indizi a loro carico sono molto deboli. L’unico nome che resta, impresso nel fascicolo aperto dalla Procura, è quello di Marcello Gungui. Amico di Danilo, compaesano, il giovane di Mamoiada tuttavia fornisce un alibi.

Ma a segnare l’inchiesta è anche la mancanza di un movente: quale ragione potrebbe aver spinto Gungui a uccidere l’amico Danilo Sella? Tutt’ora, nonostante tanti anni di indagini, resta un vero mistero. Secondo la consulente della difesa di Marcello Gungui, il medico legale Elena Mazzeo, in realtà le ferite sul corpo di Danilo Sella potevano anche essere compatibili con un colpo di fucile esploso per sbaglio. Una morte accidentale, dunque, e non voluta.

La Procura, tuttavia, dopo una fase iniziale dove aveva chiesto l’archiviazione della posizione di Gungui e dopo aver ottenuto un netto diniego dal gip che aveva disposto l’imputazione coatta per il giovane indagato, aveva dunque contestato a Gungui l’accusa di “omicidio volontario”, ma senza l’aggravante della premeditazione.

E si arriva, dunque, al processo. Gungui, difeso dagli avvocati Gianluigi Mastio e Basilio Brodu, chiede di essere giudicato con il rito abbreviato. La mamma di Danilo, Francesca Piu, si costituisce invece parte civile e si affida agli avvocati Francesco Lai e Sebastian Cocco. Comincia una battaglia giudiziaria dove accusa, difesa e parte civile si confrontano a colpi di perizie, consulenze e intercettazioni. Mentre fuori dall’aula, i parenti di Gungui attendono con il fiato sospeso. Lo scorso 28 ottobre, poi, al termine di una requisitoria precisa e articolata, il pubblico ministero Andrea Vacca aveva chiesto per Gungui una condanna a 18 anni, e una condanna a 5 anni per Antonio Deiana, un suo cugino accusato di favoreggiamento. Ieri mattina, nel corso delle repliche, il pubblico ministero ridetermina la richiesta di condanna per Deiana, difeso dall’avvocato Pasquale Ramazzotti: chiede tre anni e quattro mesi.

Ieri pomeriggio, il gup Claudio Cozzella condanna Antonio Deiaina a un anno e otto mesi, riducendo le richieste dell’accusa, mentre accoglie in pieno le richieste del pm e della parte civile, condannando a 18 anni Marcello Gungui. «È stata dura, ma mio figlio meritava giustizia», commenta, alla fine, mamma Francesca Piu.

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