La Nuova Sardegna

Nuoro

Violenza sessuale, giovane di Ovodda assolto dopo 11 anni

di Valeria GianogliO
Il palazzo di giustizia di Cagliari
Il palazzo di giustizia di Cagliari

La sentenza era stata annullata dalla Cassazione: i giudici dell'appello bis scagionano Tomas Soru da ogni accusa

18 marzo 2016
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NUORO. Per qualche ora, a Ovodda, ha atteso con il fiato sospeso la telefonata che lo avrebbe potuto liberare dall’incubo nel quale era precipitato undici anni fa, quando era stato accusato di aver abusato in paese di una ragazzina che all’epoca dei fatti, il 29 agosto del 2005, aveva appena 12 anni. Tomas Soru, sin dal primo istante, si era difeso con energia: «Si è inventata tutto, non c’è mai stato alcun abuso».

Per due gradi di giudizio, tuttavia, la legge non gli aveva creduto e lo aveva condannato a scontare una pena di cinque anni. Poi, nello scorso autunno, la Corte di Cassazione aveva annullato tutto e aveva rinviato gli atti a una nuova corte d’appello perché avviasse un nuovo processo e approfondisse meglio alcuni aspetti dell’inchiesta che secondo i giudici romani erano stati trascurati. L’appello-bis è terminato proprio in questi giorni e per Tomas Soru si è concluso proprio con la telefonata di uno dei suoi avvocati, Sebastian Cocco, che gli annunciava la lieta notizia: «Sei stato assolto, Tomas». Assolto con la cosiddetta “formula piena”, per non aver commesso il fatto.

E così, per qualche istante, a Tomas Soru, è tornato pure il sorriso, dopo tanti anni trascorsi a combattere, insieme ai suoi difensori, Tore Marteddu e Sebastian Cocco, e a ricacciare indietro un’accusa più pesante di tante altre perché tocca nel profondo la dignità dell’essere umano e il suo animo. «Assolto per non aver commesso il fatto», ha sentenziato, dunque, questa volta, il secondo processo di appello che si è tenuto a Cagliari. Tomas Soru, alla lettura del verdetto, non ha voluto essere presente, né, d’altra parte, aveva deciso di seguire le altre udienze. Chi lo conosce dice che per lui sarebbe stato troppo doloroso ascoltare e ripercorrere le tappe di quell’incubo. Per questo, anche in questa fase processuale, la parola fine, pur tra un mucchio di timori, il giovane di Ovodda ha preferito attenderla a casa.

Il processo che lo riguardava, l’appello-bis, si è concluso nel giro di pochissime udienze: più di qualcuno, in realtà, dopo le indicazioni arrivate dalla Cassazione, si sarebbe aspettato un’attività istruttoria un po’ più corposa e approfondita, invece le tappe del nuovo secondo grado sono state piuttosto veloci e si è arrivati prima del previsto alla fase della discussione.

Il procuratore generale aveva chiesto, per Soru, la conferma della condanna a 5 anni che era arrivata nei primi due gradi di giudizio. Secondo l’accusa, infatti, così come sempre ha sostenuto con energia e scrupolo la parte civile, rappresentata dagli avvocati Antonio Secci e Claudio Mastandrea, il racconto della dodicenne era preciso e veritiero. Mentre per la difesa nelle parole della ragazzina c’erano tante contraddizioni e punti oscuri, che lasciavano intravedere, insieme ad altri indizi, la sua inattendibilità.

A riprova di questo, la difesa, già in altre fasi, aveva ricordato che la ragazzina aveva aveva scritto una lettera di scuse al giovane che aveva accusato. Una lettera dove tra gli altri passaggi dichiarava anche il suo amore più sincero: «Senza di te non resisto più - si leggeva in quelle righe - in questi mesi non ho fatto altro che pensare allo sbaglio che ho fatto e ti scrivo per chiederti scusa. Sono stata una stupida a mentire. Mi perdoni? Ti prego». In questi giorni, infine, si è concluso l’appello-bis. «Assolto per non aver commesso il fatto», hanno decretato i giudici.

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