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Piantagione di marijuana, condanna e rinvio a giudizio

di Enrico Carta
Piantagione di marijuana, condanna e rinvio a giudizio

SINDIA. Rischiava sei anni per detenzione di armi, ne sconterà due con l’aggiunta di due mesi e venti giorni, ma non entrerà in carcere per la coltivazione di cannabis. Per l’altro imputato è presto...

23 marzo 2016
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SINDIA. Rischiava sei anni per detenzione di armi, ne sconterà due con l’aggiunta di due mesi e venti giorni, ma non entrerà in carcere per la coltivazione di cannabis. Per l’altro imputato è presto per conoscere l’esito del processo, perché intanto deve fare i conti con il rinvio a giudizio, deciso anche questo dal giudice per le udienze preliminari Silvia Palmas al termine di un’udienza divisa in due: da una parte il rito abbreviato con il quale è stato processato Antonio Secchi, 35 anni, dall’altra la scelta di non affrontare riti alternativi di Antonello Mura, 34 anni, per il quale il processo inizierà il 4 maggio.

I due amici avevano avuto un incontro ravvicinato e non proprio gradito con i carabinieri che, nel settembre del 2014, li avevano beccati dopo vari appostamenti, mentre si prendevano cura di una piantagione di cannabis da 391 piantine ormai pronte per arricchire il mercato dello spaccio di droga. I carabinieri erano rimasti colpiti dal fatto che le nuove piante fossero di una qualità differente rispetto a quella solita. Le loro caratteristiche consentivano la crescita massima in altezza sino a un metro e mezzo e questo consente di confonderle col resto della vegetazione. Ad ogni modo nemmeno questa contromisura era servita per sfuggire all’arresto e alla denuncia. Per Antonio Secchi i problemi erano però raddoppiati nel momento in cui era spuntato un fucile a canne mozze. L’accusa era quindi molteplice perché il pubblico ministero Marco Ulzega, che aveva sollecitato la condanna a sei anni, gli contestava i reati di detenzione di arma clandestina e di ricettazione.

Le perizie però hanno dimostrato che quel fucile era poco più di un pezzo di ferro inservibile e così ha prevalso la linea difensiva dell’avvocato Luciano Rubattu che ha strappato l’assoluzione per questi ultimi capi d’imputazione. È rimasto invece in piedi il reato legato alla droga con la conseguente condanna a due anni, due mesi e venti giorni.

Il secondo imputato, Antonello Mura, dovrà invece affrontare il processo. La richiesta di proscioglimento formulata dall’avvocato Gabriele Satta non è stata infatti accolta.

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