La Nuova Sardegna

Nuoro

Il girovago sardo pioniere del turismo in Madagascar

di Gianluca Corsi
Il girovago sardo pioniere del turismo in Madagascar

Dalla Barbagia all’Isola rossa, passando per la Francia e l’Arabia Saudita Il poliglotta (parla otto lingue) che per la terza volta torna alle sue origini

05 aprile 2016
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NUORO. Immaginate di essere una coppia di nuoresi, residenti da anni in Continente, che decidono di regalarsi una vacanza da sogno in un’isola lontana, ancora poco conosciuta dal turismo di massa. Un viaggio organizzato in una destinazione a 12 ore di volo dall’Europa, nel misterioso Oceano Indiano, che ha avuto la sua occasione di rilancio grazie a un famosissimo film a cartoni, campione d’incassi della Walt Disney, dove una simpatica tribù di lemuri, guidati da un re vanitoso, canta e balla nella foresta al ritmo psichedelico di “Mi piaci se ti muovi”. Ora, dopo due giorni nella capitale dal nome che sembra una poesia (Antananarivo), la “città dei mille guerrieri”, e una puntatina di relax nelle spiagge rinomate dell’isoletta di Nosy Be, l’agenzia decide di portare la comitiva di avventurosi europei nella poco battuta costa occidentale, nella città di Morondava, alla scoperta della sua savana circostante, con gli spettacolari baobab.

Immaginate la sorpresa della coppia nuorese quando l’agenzia li fa alloggiare nello splendido hotel Sun-Beach, con annesso “Restaurant Chez Cuccu”. «Comente diat èssere custa cosa?». Ma la prima sensazione di straniamento, scambiata inizialmente per la stanchezza del viaggio nelle strade malconce della grande isola rossa, trova conferma all’ora di cena, con la lettura del menù: accanto al piatto nazionale, la “romazava” (una sorta di stufato di carne), ecco i ben più familiari ravioli e (udite, udite) “porcheddu arrostu”. Palmiro Cuccu è una sorta di gigante buono con due occhi schietti e sornioni, che hanno vissuto mille vite e non hanno perso il guizzo tipico di chi ancora ha voglia di scoprire il mondo. Quando racconta, col suo italiano “corrotto” da un simpatico accento alla ispettore Clouseau, la storia della coppia di origine nuorese in vacanza in Madagascar sorride: «I Sardi sono come i Baschi: li trovi ovunque». E guarda innamorato la sua elegante moglie, madame Clarisse Viviane Lock Sio Fong, splendido esempio di meticciato sino-malgascio, e il suo secondo figlio, Salvatore, un ragazzone di 26 anni che lavora in una società d’informatica all’isola de La Reunion (avamposto francese ad est del Madagascar).

Nato a Orotelli nel 1954 da padre di Berchidda, di professione “piccaprederi”, e madre di Bottidda, nel 1957 Palmiro emigra in Francia con padre, madre e sei fratelli.

«In domo faeddavamus semper su sardu», rivela con sorprendente perizia.

Da allora questa è la terza volta che ritorna nell’isola: «Dovevo risolvere alcune cose burocratiche legate alla casa della mia infanzia, a Bottidda, e ne sto approfittando per far conoscere a mia moglie e a mio figlio la terra dove sono nato». L’altro figlio, Giovanni, ha intrapreso la carriera militare (ha combattuto in Afghanistan) e vive a Tolosa con la bella compagna malgascia. Ma come mai un sardo fa l’albergatore in Madagascar? «Ho studiato alla scuola alberghiera di Biarritz, poi ho iniziato a lavorare per la multinazionale Sodexo (leader mondiale della ristorazione, ndc)».

Un lavoro impegnativo e avventuroso, che – dal 1978 al 1987 – ha portato Palmiro in giro per il mondo: Europa, Sudamerica, Arabia Saudita, ma anche l’Iran della rivoluzione khomeinista e l’Iraq della guerra contro Saddam Hussein. Nell’87, lo chef sardo poliglotta (parla 8 lingue, compreso un po’ di arabo), è il pioniere del turismo nella selvaggia costa occidentale del Madagascar, nel Canale di Mozambico. Qui, di fronte a una spiaggia da cartolina, apre il primo ristorante con annessi due bungalow, “Chez Cuccu”.

«La prima volta che sono approdato in Madagascar (ex colonia francese indipendente dal 1960, ndc) c’era il regime socialisteggiante del generale Didier Ratsiraka, che aveva chiuso il Paese ad ogni contatto esterno: non si trovava neppure il sapone. Poi la crisi economica lo aveva costretto all’apertura, ma devo dire che nel corso degli ultimi decenni il Paese ha avuto una classe politica pessima, e un’isola potenzialmente ricca vive una crisi economica e umanitaria costante». Col tempo Palmiro vende la sua prima creatura.

Oggi quella struttura è un 4 stelle e si chiama Palissandre Côte Ouest, ma negli anni Duemila (con alcune interruzioni dovute ad un ritorno di fiamma con Sodexo, come nel 2006-2008, quando coordinava la preparazione di 3mila pasti al giorno per i lavoratori di un progetto minerario nel sud dell’isola, a Fort Dauphin), apre l’attuale “Sun-Beach”, che conta su 10 camere e un bel ristorante.

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