La Nuova Sardegna

Nuoro

Sanità, la Barbagia chiede aiuto al presidente Ganau

di Giovanni Melis
Sanità, la Barbagia chiede aiuto al presidente Ganau

Sorgono, il messaggio lanciato dai tredici sindaci a Cagliari «L’ospedale San Camillo non può assolutamente chiudere»

20 maggio 2016
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SORGONO. L’ospedale San Camillo di Sorgono non deve chiudere. Il messaggio dei tredici sindaci e delle duemila persone al loro seguito, in rappresentanza dei comuni di Aritzo, Gadoni, Tonara, Tiana, Atzana, Sorgono, Ovodda, Meana Sardo, Desulo, Teti, Ortueri, Samugheo, Belvì è stato nettissimo nei confronti della Regione. Qualcosa di costruttivo si attende dall’esito della riunione con il presidente Gianfranco Ganau, che ha ammesso la necessità di rivedere qualcosa nel piano sanitario regionale.

I primi cittadini hanno difeso i servizi erogati dal presidio ospedaliero di Sorgono che rischia il declassamento previsto dalla riforma sanitaria attualmente in discussione in Sesta commissione. I rappresentanti dei comuni della zona hanno chiesto al presidente e ai capigruppo di vigilare affinchè il provvedimento di riforma non danneggi le popolazioni del centro Sardegna, già a rischio spopolamento.

Con insistenza i primi cittadini hanno ribadito la richiesta, già presentata in commissione Sanità durante un’audizione, che l’ospedale san Camillo diventi “Struttura di zona montana”. Cosa fattibile dappertutto tranne che in Sardegna.

Il presidente Ganau, anche a nome dei capigruppo, ha affermato che prima di prendere decisioni finali c’è necessità di un momento di riflessione e di un’ampia interlocuzione.

«La sanità – ha detto il presidente Ganau – ha bisogno di una riorganizzazione ma non si può partire da una mera classificazione delle strutture per attuare una riforma. Bisogna prima analizzare le caratteristiche del territorio sardo, valutare cosa serve ai territori e quali siano i servizi ospedalieri di cui c’è necessità. Naturalmente – è stato detto – il problema reale è l’esiguità delle risorse. Ogni anno spendiamo per la sanità 300-400 milioni in più delle somme previste, ma la soluzione non è quella di chiudere gli ospedali, piuttosto bisogna assicurare la qualità dell’urgenza, garantendo i servizi territoriali e la specialistica. Poi si potrà parlare di riorganizzazione delle strutture sanitarie isolane».

Nel frattempo si sollevano le voci critiche dell’opposizione. Dai banchi della minoranza, Christian Solinas ha parlato a chiare lettere di «necessità di rispetto per i territori marginali, con politiche studiate a misura di cittadino e non di tagli orizzontali e verticali che rischiano di creare fratture tra i sardi».

Oltre l’esponente sardista anche il promotore il vice presidente della commissione sanità Marcello Orrù, in una nota, ha rilevato come «le centinaia di persone scese in piazza a Cagliari di fronte al consiglio regionale a difesa dell'ospedale di Sorgono meritano risposte concrete da parte del presidente Pigliaru e dell’assessore Arru. Il piano di riordino ospedaliero – aggiunge – mette seriamente a rischio la futura esistenza dell'ospedale di Sorgono che viene depotenziato e declassificato. Il rischio è quello di contribuire all'isolamento e allo spopolamento di una zona già penalizzata dalla distanza con i grossi centri: Nuoro e Oristano, i centri più grossi, distano più di un'ora dalla dal Mandrolisai. Occorre salvaguardare il diritto alla salute di un territorio di periferia e dei suoi abitanti»

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