La Nuova Sardegna

Nuoro

A Torpè un’altra famiglia nel mirino degli attentatori

di Sergio Secci
A Torpè un’altra famiglia nel mirino degli attentatori

Una fucilata nella notte contro la casa di un’anziana donna che abita da sola Un mese fa era stata lanciata una molotov sulla porta e incendiata l’auto del figlio

11 ottobre 2016
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Una fucilata nella notte che trapassa l’infisso in alluminio e manda in frantumi il vetro di una finestra della camera da pranzo, e poi si conficca in un muro. Il grave episodio si è verificato sabato notte in via Rossini, nel centro di Torpè, ma solo ieri mattina il figlio della padrona di casa, Pierina Dalu, vedova di 81 anni, si è accorto del fatto. La madre, infatti, non si trovava in casa, ma era andata a dormire nell’abitazione di una figlia.

Intorno alle ventitré e trenta di sabato il botto è stato sentito distintamente nella zona che si trova a poche decine di metri dalla caserma dei carabinieri. Qualcuno si era anche affacciato per strada ma non vedendo nessuno era rientrato in casa pensando ad un petardo.

Ieri mattina Massimo Nieddu, geometra di 51 anni, una volta a casa della madre ha notato subito la persiana rotta e il grosso buco nel vetro, e ha dato subito l’allarme e facendo arrivare sul posto gli agenti della polizia di Stato di Posada. A sparare l’unica fucilata, come poi hanno accertato gli inquirenti, sarebbe stata una persona che si è appostata nell’angolo di via Puccini a una ventina di metri di distanza dalla casa. Dopo aver esploso il colpo, utilizzando con tutta probabilità una doppietta visto che il bossolo non è stato trovato, l’attentatore si sarebbe subito dileguato contando sull’oscurità della notte e soprattutto sul fatto che l’indomani mattina, con l’apertura della caccia sarebbe stato inutile qualsiasi esame per rintracciare tracce di polvere da sparo su abiti e corpo.

Un episodio inspiegabile per il momento, anche se poco più di un mese fa la stessa famiglia era stata oggetto di un altro duplice attentato: la Renault Clio intestata a Massimo Nieddu era stata data alle fiamme mentre una molotov era stata gettata sul portoncino di casa. A cercare di domare le fiamme che si stavano estendendo all’interno della casa era stata la pensionata che vive sola e che nell’occasione, oltre allo spavento, si era procurata escoriazioni per una caduta nei momenti di concitazione.

«Da quel momento viviamo nel terrore», dice Paola Nieddu, figlia della pensionata. «Nostra madre vive sola e questi episodi le stanno facendo davvero male. Siamo una famiglia tranquilla che non ha mai fatto del male a nessuno. Lo può testimoniare l’intero paese».

Vedovo da quattro anni, Massimo Nieddu è attualmente disoccupato dopo aver lavorato a lungo a Olbia in vari cantieri edili. «Non riesco a spiegarmi questo accanimento verso di me e la famiglia», dice mentre riceve numerosi attestati di solidarietà dai compaesani. Le indagini sono coordinate dalla dirigente del commissariato di polizia dottoressa Rita Morelli.

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