La Nuova Sardegna

Nuoro

Uccise un cane trascinandolo sull’asfalto: estinguerà il reato curando il verde

di Valeria Gianoglio
L’auto di Piredda trovata dai carabinieri nel luogo dove era stato abbandonato il cane ucciso
L’auto di Piredda trovata dai carabinieri nel luogo dove era stato abbandonato il cane ucciso

Concessa la “messa alla prova” per un pastore di Irgoli: «Chiedo scusa, ma quel randagio sbranava le mie pecore»

26 ottobre 2016
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NUORO. «Chiedo scusa, ma ero esasperato: in quel periodo in campagna combattevo tutti i giorni per impedire che i cani randagi mi sbranassero altre pecore. Ero davvero esasperato e ho fatto quello che non dovevo fare, ma ora sono pronto a impegnarmi nei lavori socialmente utili e di mettermi a disposizione del Comune». Il giudice monocratico Daniela Russo, nella scorsa udienza, lo aveva annunciato: «Prima di decidere se accogliere il piano di messa alla prova – aveva detto – voglio vedere in aula l’imputato, per capire se ha compreso la gravità di quello che ha commesso».

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Così, nella tarda mattinata di ieri, l’allevatore di Irgoli Giuseppe Piredda si è seduto davanti al giudice, in un’aula al terzo piano del Palazzo di giustizia, e ha cercato di spiegare alla giustizia e alle parti presenti per quale assurdo e crudele motivo il 5 aprile del 2014 sulla strada che da Irgoli conduce a Capo Comino, come si legge nel decreto che lo aveva rinviato a giudizio «con crudeltà e senza necessità, cagionava la morte di un animale, segnatamente un meticcio di circa otto mesi che legava, tramite una fune, al proprio autoveicolo, per poi trascinarlo, ad elevata velocità, sul manto stradale». «Ero esasperato – ha spiegato ieri in udienza – in quel periodo i randagi stavano sbranando i miei animali. Ma ora sono pronto a rimediare».

Già dalla scorsa udienza, l’avvocato di Piredda, Gianfranco Careddu, aveva chiesto al giudice di ammettere il suo assistito all’istituto della messa alla prova. È una possibilità prevista dal codice che permetterebbe all'imputato di estinguere il reato svolgendo lavori utili alla società. «Siamo pronti a risarcire il danno – aveva annunciato l’avvocato Careddu – e abbiamo un programma di messa alla prova confezionato con gli assistenti sociali. L'imputato potrebbe lavorare per un paio di ore alla settimana per conto del Comune di Loculi. Si occuperà del verde urbano».

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La Procura, che a Piredda aveva contestato anche l’aggravante di aver commesso il fatto davanti a un minore, si era opposta alla possibilità di far accedere l’imputato alla messa alla prova. Stessa ferma opposizione era arrivata anche dalle associazioni che tutelano i diritti degli animali, costituitesi parti civili: l’Enpa, l’Anpana, la Lega antivivisezione, la Lega nazionale per la difesa del cane. Ma il giudice monocratico, ieri mattina, è stato di parere diverso e ha accolto la richiesta della difesa. O meglio: per ora ha sospeso il procedimento e ha ammesso Piredda alla messa alla prova per dieci mesi. L’allevatore estinguerà il suo reato lavorando per quattro ore alla settimana per il Comune di Loculi, e risarcirà il danno pagando 500 euro. Nella prossima udienza, a metà ottobre, il giudice verificherà se il percorso di messa alla prova è andato a buon fine.

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